Arrestata una nigeriana: per la Procura di Torino schiavizzava le prostitute

Secondo la procura di Torino è una delle donne al vertice di una articolata e spietata organizzazione criminale nigeriana attiva nella tratta di esseri umani, nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. La fuga di O.Q.O., donna nigeriana di 32 anni, da due settimane ricercata dalle forze dell’ordine di tutta Italia su mandato del giudice per le indagini preliminari del capoluogo piemontese, è finita venerdì notte, quando è stata arrestata verso l’una e trenta del mattino in piazzale Orsi da una pattuglia dei Carabinieri della Compagnia di Rovereto. La donna sarebbe finita nelle maglie dell’Arma durante una delle numerose operazioni di controllo del territorio che i Carabinieri di Rovereto hanno predisposto nel corso di questo periodo di ponti e feste tra il 25 aprile ed il primo maggio. L’individuazione della donna è avvenuta nell’ambito del controllo dei documenti di un gruppo di cittadini extracomunitari. Il controllo del permesso di soggiorno che la nigeriana ha esibito a richiesta dei militari ha evidenziato subito che la donna era ricercata. Da lì l’arresto. Ora si trova nel carcere di Spini di Gardolo, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
«Intorno al fenomeno dell’immigrazione c’è un brulicare di attività criminali, ma non si deve fare di tutta l’erba un fascio, in questa operazione sette persone che gestiscono i centri di accoglienza ci hanno aiutato denunciando movimenti sospetti attorno alla sruttura». Così il procuratore vicario di Torino, Paolo Borgna, nel presentare pubblicamente il 16 aprile scorso, dal comando provinciale dei carabinieri di Torino, i risultati dell’operazione “Naira” (dal nome della valuta nigeriana), che ha portato all’arresto di undici persone, otto donne e tre uomini, tutti di nazionalità nigeriana, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. Con l’arresto di O.Q.O, sfuggita alla prima tornata di catture, le persone in carcere nell’ambito dell’inchiesta sono diventate dodici. L’arresto peraltro ha confermato come l’ossatura portante del livello operativo in Italia del sodalizio criminoso fosse sostanzialmente in mano a donne.
Le indagini di “Naira” sono state avviate nel dicembre del 2016 e hanno consentito di risalire a una rete criminale spietata e molto articolata, con chiara gerarchia interna e con base operativa a Torino.
Gli inquirenti torinesi avrebbero ricostruito l’attività illecita del clan nigeriano, che avrebbe reclutato 18 ragazze molto giovani in Nigeria e, dopo averle condotto illegalmente in Italia, le avrebbe avviate alla prostituzione dopo averle ridotte in schiavitù, sia fisica che psicologica, anche attraverso l’utilizzo di riti voodoo, violenze fisiche e minacce nei confronti dei parenti rimasti in Africa.
La donna arrestata venerdì notte a Rovereto sarebbe stata una delle cosiddette «maman», donne che coordinavano il lavoro in strada delle giovani connazionali, requisendo i proventi e organizzando la logistica.

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