Il decano dei volontari A 90 anni sempre al lavoro

di Nicoletta Redolfi

Giovanni Dapor ha compiuto 90 anni. E la voglia di regalare il proprio tempo e le proprie energie per una vocazione di gioiosa generosità non è venuta meno. Ogni giorno è al suo posto, nel pieno dell’attività all’«Aiuto alimentare» di via Savioli.

Da quando è andato in pensione come bidello del liceo Rosmini (dove ha lasciato un buon ricordo per la sua gentilezza e disponibilità a fare anche cose che non gli competevano) Giovanni è stato tra i primi volontari, 18 anni fa circa, a collaborare con entusiasmo con Sergio Monopoli, l’uomo dal «cuore nuovo» che aveva fatto scaturire dall’associazione «A.l.ma.c» (lotta alle malattie cardiovascolari) il prezioso servizio «Aiuto Alimentare».

Negli anni precedenti si era anche dato da fare nel laboratorio delle «Terziarie Francescane» dove aveva già dato prova della sua generosità. Seguito dalle famiglie dei due amati figli, ma geloso della sua autonomia, Giovanni ha trovato nei volontari, oltre una trentina, la sua seconda famiglia, che ama ricambiato. «Per noi è un bel vivere e lavorare insieme», dicono all’ unisono i suoi colleghi nella carità. Certo, al centro non mancano i volontari anziani, e ce ne sono molti oltre i settanta, qualcuno anche ultraottantenne, ma novantenne solo lui!

Giovanni arriva ogni mattina prima delle otto, quando il volontario di turno parte col furgone per raggiungere supermercati e panifici che collaborano col servizio, e lì rimane fino alla fine della mattinata. È esperto nell’organizzare quanto serve per la distribuzione del prodotto fresco, il che accade tre volte alla settimana, e nell’assemblare cartoni e nell’aggiustare qualche confezione che arriva un po’ incidentata, per curare alla perfezione anche la raccolta differenziata. «Per alcune mansioni in particolare il “direttore d’orchestra” è solo lui!» confermano i compagni volontari.

Uomo un po’ schivo, che a chi non lo conosce può sembrare quasi burbero, in realtà ha un cuore dolce e se gli capita di brontolare – e le occasioni non mancano - poco dopo regala battute che rasserenano gli animi. Molto preso dalle sue mansioni, non è geloso del ruolo acquisito all’interno dell’«Aiuto Alimentare» e anzi si mette a disposizione, ascolta con umiltà e se talvolta pare non ascoltare il dialogo tra i volontari e le persone in attesa della consegna dei prodotti, in realtà ascolta e trova per ogni volto e storia la giusta collocazione nella memoria e nel cuore.

«Ci viene spontaneo ammettere che quando è assente – raramente, e solo per ferie o malattia – davvero ci manca» afferma qualcun altro.
Insomma, a parte la torta di rito, il nostro Giovanni – a cui il personale e il direttivo dell’A.l.ma.c e Aiuto Alimentare augurano tanta salute e gli dichiarano pubblicamente il loro profondo affetto -  si merita un grazie, non solo dai colleghi, per la sua testimonianza di umanità».

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