Co-housing, la start up della vita

Debutta a Rovereto la formula di convivenza promossa dalla Provincia: 9 ragazzi, una casa e tanta voglia di indipendenza

Sono in nove: cinque ragazzi e quattro ragazze. Tra loro c’è chi si appresta a compiere i 19 anni e chi ne ha già 29, ma in comune - oltre ad una casa - hanno la voglia di tirare fuori la loro personalità. Una determinazione che però è mista all’incertezza, anzi talvolta perfino alla paura, di non sapere qual è la strada giusta da imboccare per andare incontro al futuro.

Loro sono i primi cohouser roveretani. L’Agenzia per la famiglia della Provincia di Trento sta proponendo questa formula ai giovani che vorrebbero provare ad essere indipendenti ma non sanno da dove cominciare. Sono ragazze e ragazzi che non studiano più ma ancora non hanno un lavoro fisso. Giovani che vorrebbero spiccare il volo ma non sanno ancora volare.

Funziona così: l’associazione che gestisce il cohousing trova una casa e diventa, attraverso i suoi tutor, un punto di riferimento per questi particolari inquilini, che pagano un canone di 100 euro mensile d’affitto. Il debutto roveretano dei cohouser è supportato in questo senso dalla Fondazione comunità solidale, mentre la Fondazione De Marchi li appoggia sul lato formativo, con iniziative mirate all’orientamento e alla riorganizzazione delle proprie capacità. «Il cohousing è una sorta di start-up della propria vita» ha spiegato con poche efficaci parole il direttore della Fondazione comunità solidale, Cristian Gatti. «E un passo coraggioso, che sottende ad una personalità capace di fare questo passo» aggiunge Marina Eccher, responsabile del progetto per conto della Provincia.

È tra le persone che hanno selezionato i candidati e che ora sono piacevolmente sorprese di vedere un gruppo così affiatato. «I primi due mesi sono serviti a far funzionare le cose al meglio - spiega Marco Pompiermaier, il tutor - abbiamo steso una carta dei valori, lavorato al bilancio delle cmpetenze di ciascuno ed ora ci concentreremo sul volontariato». Oltre all’affitto, infatti, i ragazzi sono chiamati a partecipare alla vita del territorio in cui vivono, impegnandosi nel volontariato. «È così che i ragazzi capiscono chi sono e rileggono le proprie capacità».

Nel frattempo è già partito un nuovo bando per arruolare giovani interessati al co-housing: c'è tempo fino 28 aprile per fare richiesta.

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I cohouser, che hanno trovato casa per i prossimi due anni a Rovereto nel grande appartamento all’ultimo piano dell’oratorio Rosmini, arrivano da diverse parti del Trentino. Serena è di Levico, ha 22 anni e si è portata nella nuova casa una macchina da cucire, perché lavora in un laboratorio di cucito. «L’idea di quest’esperienza mi piaceva molto e ho deciso di mettermi in gioco, anche emotivamente, con l’obiettivo di crescere». Per Jemy, 24enne di origine dominicana, è la prima volta fuori casa: «Mi aspetto molto dal cohousing, una crescita personale e professionale. Spero di essere una persona nuova quando uscirò di qui», aggiunge. Paolo è il più giovane, appena maggiorenne. Racconta d’essere stato un tipo chiuso fino a due mesi fa ma si capisce subito che la convivenza con i suoi coetanei lo ha già cambiato: parla del suo progetto di aprire una fumetteria in città e semina entusiasmo. «Mi sono tuffato a capofitto in questa opportunità», svela. Alessandra di anni ne ha 23, qualche lavoretto alle spalle e ora un contratto temporaneo da barista. È di Villa Lagarina  e spiega che è stata la sorella a spronarla verso questo progetto: «Vivere con i miei ormai mi stava stretto, così ho iniziato a risparmiare in vista di quest’esperienza e ora per la prima volta mi sto mettendo alla prova con tutte quelle responsabilità che non mi ero mai presa. Ero impaurita all’idea di non sapere con chi sarei andata a vivere ma ho trovato una seconda famiglia».
È ormai tardo pomeriggio nella casa di via Paganini e i cohouser alla spicciolata rientrano dai propri impegni. Susanna, 23enne di Brentonico, si divide tra il Fondo di solidarietà gestito dalla Caristas e il lavoro con gli anziani, entrambi legati al Servizio civile. «Avevo voglia di cambiamento - spiega - e devo dire che nonostante la paura di convivere con altre otto persone di cui non sapevo nulla, ho avuto la fortuna di trovare ragazzi con cui vado d’accordo». Per Maddalena, la grande del gruppo, il cohousing è l’occasione di arrivare all’indipendenza: «Un’avventura che considero davvero complicata. Sono un’ingegnere, lavoro come libero professionista ed era da un po’ che avevo addocchiato il progetto». Alessandro, 26 anni, vuole diventare un forestale. È di Mori. «Avevo voglia di prendermi i miei spazi, di uscire di casa anche per conoscere gente nuova. Questa mi sembra un’ottima opportunità per creare una rete di amicizie sia per il lavoro che per le passioni che abbiamo in comune». Gounedi, 22enne della Costa d’Avorio che ha abitato a Mori, è di poche parole. Ma ai ragazzi ha già fatto capire pur nella sua timidezza di trovarsi davvero bene. «Faccio il cameriere, aggiunge, e qui tra di noi funziona tutto benissimo». Completa il gruppo Ignac, 23enne di Trento: «Mi ha spinto la voglia di autonomia a cominciare una nuova pagina della mia vita». L’entusiasmo contagioso del gruppo sarà la marcia in più per raggiungere questi obiettivi.

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