Rovereto, duecentomila pannolini per i bimbi

di Nicola Guarnieri

Ogni anno in discarica finiscono 800 tonnellate di pannolini. Si tratta di una montagna di rifiuto non differenziabile e che, tra l'altro, puzza. Anzi, a detta degli esperti dell'assessorato all'ambiente è la spazzatura che produce in assoluto più odore e che dà più fastidio alle narici dei cittadini.
I «produttori», i neonati (che, per gli amanti dei numeri, nei primi due anni di vita «buttano» via una tonnellata di pannolini a testa), ovviamente sono inconsapevoli di quanto danno causano al pianeta con la loro «popo» raccolta in quei fagotti usa e getta, ma gli adulti, che al contrario lo sanno eccome, avrebbero a disposizione degli accorgimenti per evitare di ingolfare le discariche e impestare l'aria. Sarebbe infatti sufficiente utilizzare pannolini lavabili o biodegradabili. Ed è proprio questa la direzione che il Comune di Rovereto, da alcuni anni, ha scelto di seguire per evitare proprio le puzzolenti montagne di rifiuti e trasferire il 30% del residuo figlio dei... figli nell'organico.
Al di là della scelta ecologica, i pannolini pesano pure sul bilancio. Perché palazzo Pretorio ha l'obbligo di rifornire gli asili nido di questi presidi che trattengono i bisogni solidi e liquidi dei pargoli. Che sono decisamente tanti: 190 mila all'anno. Ovviamente suddivisi per peso: 6 mila per bimbi tra 4 e 9 chili, 108 mila per quelli tra 7 e 18, 160 mila per 11-25 chili e 12 per quelli più grandicelli (15-30 chilogrammi). Alla gara per la fornitura, però, ha partecipato una sola azienda anche se, a onor del vero, è la più grossa d'Italia: la Fater spa di Pescara. La stessa, per capirci, che dovrebbe realizzare l'impianto di riciclo per pannolini a Lavis in grado di trattare 12 mila tonnellate all'anno «salvando» la discarica pubblica. Ma questo è il residuo, quello che resta insomma. Per ora la Fater si occuperà di dotare gli otto asili nido comunale di pannolini per tre anni al costo di quasi 57 mila euro (circa 19 mila ogni dodici mesi).
Assai più contenuta è invece la spesa per gli alimenti speciali destinati ai bimbi, sempre iscritti al nido e alla materna, con intolleranze alimentari o allergie. Sarà l'Amr - che gestisce le farmacie comunali - a provvedere a far arrivare sulle tavole degli asili (ma pure delle scuole d'infanzia provinciali) cibi che non danneggino la salute dei pargoli. La spesa, per il Comune, sarà di poco meno di 3 mila euro. Nello specifico il presidio individuato è quello di via Benacense che oltre alle sostanze nutritive assicura il sostegno di un medico.
Tra gli alimenti introdotti nella dieta dei piccoli ospiti delle prime scuole ci sono il tofu naturale e il brodo vegetale, la farina di grana saraceno e una lunga serie di prodotti senza glutine, riso biologico oltre a dolci specifici preparati all'uopo dalla ditta Schar di Castelnuovo Valsugana.
Infine, sempre in tema di interventi pubblici a favore dell'infanzia, in piazza del Podestà hanno pure stanziato 110 mila euro (per tre anni) da destinare alla fornitura di detersivi ecologici per mantenere la pulizia negli asili. La salute dei bambini, d'altro canto, è la priorità, almeno per l'amministrazione comunale. Che dopo aver inserito le scuole d'infanzia della città nel percorso virtuoso del biologico (con alimenti certificati e a chilometri zero) ha deciso di puntare su un altro filone «pulito» (o salva pianeta che dir si voglia), quello dei detergenti privi di ogni traccia di chimica e dunque sani. Avanti, insomma, con detersivi pro-biotici per la pulizia degli ambienti e degli arredi nei nidi e nelle materne evitando di cospargere elementi chimici potenzialmente dannosi per i bimbi li respirano o semplicemente li toccano.
La svolta biologica, quindi, continua e batte nuove strade. Dopo l'alimentazione tocca ora ai detergenti con la guerra dichiarata alla chimica in nome del vivere sani e meglio fin dalla tenera età.

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