Devastò tredici negozi, condannato a 18 mesi

E mentre era ai domiciliari ha colpito pure a Peschiera

di Chiara Zomer

Aveva creato scompiglio per mezza Rovereto, rubato in sei negozi e frantumato le vetrine di altri sette, senza per altro portarsi via niente. Una nottata che, solo poche ore più tardi, lui stesso aveva ammesso, davanti ai giudici, parlando di raptus che non era in grado di spiegare. Ieri per quei fatti Marius Harnagea, ventiseienne rumeno, è stato giudicato, davanti al giudice Michele Cuccaro. E la condanna è arrivata: un anno e sei mesi e mille euro di risarcimento danni all'unica attività commerciale che si è costituita parte civile, l'Autoscuola Sprint. Un epilogo che chiude la vicenda roveretana, ma non chiude i guai del rumeno. Che sia stato o meno un raptus (ma il perito psichiatra l'ha escluso), non è rimasto isolato. Solo poche settimane fa l'uomo, che nel frattempo era finito ai domiciliari in attesa del processo, è stato preso a Peschiera: aveva «battezzato» una decina di negozi, in una notte.

La vicenda, si ricorderà, risale al 10 marzo scorso. Ed è stata ricostruita con una certa precisione anche perché l'uomo ha agito in favore di telecamera. Da nord a sud aveva colpito 13 volte, in città, tra colpi tentati ed effettivamente riusciti. L'elenco delle attività colpite non finisce più: è riuscito a rubare allo Snack bar Total e al distributore Q8 di via Abetone, da cui sparirono rispettivamente 200 euro e 85,57 euro, al distributore Eni di via Cavour, a cui risultava all'epoca il furto di un piccone e di 100 euro in contanti, al negozio Megal Chic di via Bezzi da cui sono spariti 340 euro, nonché alla farmacia comunale di via Paoli. Poi il bottino più pesante, quello al 4wd di piazza Leoni, da cui sono spariti telefonini, tablet e altri accessori.

Come si vede, una specie di via crucis. In una notte semplicemente folle, in cui gli allarmi scattavano in serie, lui si muoveva per mezza città con il piccone in mano - o, a seconda dei casi, con un sasso o la copertura di un tombino - che scagliava sulle vetrine dei negozi, e le forze dell'ordine lo inseguivano, passando di emergenza in emergenza.

Ma a tanti era sembrato un comportamento più che criminale, decisamente anomalo. Perché è evidente una cosa: è stata decisamente più importante la foga nel distruggere che la capacità di arraffare materiale di valore. Lo si poteva capire visionando, all'epoca, i filmati della telecamera interna al 4wd, negozio di elettronica del Follone. L'uomo aveva agito con estrema calma e grande tranquillità. Prima la violenza sulle vetrate - quando con il piccone non è riuscito a forzare la porta ha preso a mazzate il vetro, riducendolo in frantumi - poi l'accesso nel negozio. È rimasto calmo anche una volta dentro, nonostante l'allarme squillasse e lui avesse ovviamente poco tempo. Ma pur senza muoversi con frenesia, non aveva preso quel che poteva: sì, i telefoni, ma non aveva notato i computer più costosi e facili da trasportare. Insomma, un ladro anomalo.
Per questo il suo legale, l'avvocato Alessandro Soini, ha chiesto all'epoca un rito abbreviato condizionato ad una perizia psichiatrica. Si sperava che dalla valutazione psichatrica uscissero elementi utili a mitigare l'eventuale condanna. In realtà lo psichiatra Eraldo Mancioppi ha considerato capace di intendere. Da qui la condanna, ieri, a un anno e sei mesi.

Guai finiti? Manco per sogno. Perché mentre l'uomo era ai domiciliari, aspettando il processo, ne ha fatta un'altra. O almeno questa è l'accusa. Evaso dai domiciliari, si è avvicinato a Peschiera, dove vive una familiare. E lì ha replicato la nottata roveretana, con una decina di negozi e bar derubati o danneggiati. Ora è a Marassi per questo. E per altri raid a Trento e Borgo Valsugana.

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