Pokèmon mania, la caccia a Rovereto

di Francesca Candioli

Si sono dati appuntamento alla posta di Rovereto. La testa fissa sullo smartphone, lo sguardo teso, le mani già sudate, ancora prima di iniziare. Alle 18 di sabato è scattata l’ora x, la caccia ha avuto inizio. Decine di appasionati, quasi tutti ragazzini, si sono ritrovati ieri per la prima gara ufficiale di Pokémon Go, organizzata in pochi giorni in occasione dell’Urban Festival: la kermesse del Comune dedicata all’arte di strada, allo sport e alla musica, relizzata dal Network delle associazioni giovanili. Rovereto la prima amministrazione «Pokemon friendly».

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C’era chi batteva bandiera gialla, chi rossa o chi blu, una delle squadre più quotate, e chi invece assisteva da lontano e si chiedeva che cosa stesse succedendo. Ma ci voleva uno smartphone per vedere che cosa stava accadendo in pieno centro storico. «I pokémon sono tra noi» spiegava un ragazzino mentre con il telefonino inquadrava un Charmander, il draghetto sputa fuoco, e lo acchiappava con una pokéball virtuale. C’era chi già ad inizio sfida si preoccupa per la batteria, «solo al 55%», e chi si è fatto nuovi amici, rigorosamente del proprio team. Il percorso di una delle prime gare ufficiali dell’app che sta facendo impazzire mezzo mondo è stato delineato da Alessandro Olivo, 23 anni. È lui che ha comprato una trentina di «esche» per attirare più animaletti immaginari vicino ai pokéstop della città, una sorta di pit-stop dove ogni utente può rifornirsi di strumenti utili per la caccia. Per tutta la serata Alessandro si è mosso prima degli altri, per attivare ogni singola esca, visto che dopo mezz’ora si disattivavano. «Le ho piazzate in corrispondenza dei principali eventi dell’Urban festival e dei luoghi più interessanti - ha raccontato Olivo -. Ce ne è una in posta, una sotto il Nettuno, un’altra in piazza Rosmini. Le persone, così, possono catturare i pokémon e allo stesso tempo godersi la kermesse».

E così la Città della Quercia, in un giorno, si è scoperta a misura di Ash e Pikachu, i due amici per la pelle apparsi per la prima volta sulla tv italiana negli anni ’90. L’obiettivo è catturare più mostriciattoli degli altri, da mostrare poi a fine gara pieni di fierezza. «Volevo promuovere l’Urban festival, e l’ho fatto utilizzando l’app del momento. Dietro il succeso di Pokémon go c’è anche un fine puramente commerciale - ha continuato Olivo -. È un mezzo potentissimo per pubblicizzare qualsiasi cosa, compreso un evento culturale come questo». Oltre alla sfida di ieri, però, è già da qualche settimana che i roveretani si stanno mettendo alla prova con Pokémon Go. Ogni sera una ventina di appassionati si trova davanti al cannone di piazza del Podestà. «È un posto particolare, uno dei migliori - racconta Olivo -. Dove si incrociano contemporaneamente tre pokéstop, e i giocatori possono rifornirsi di uova e strumenti utili». E chi si ritrova a corto di energia può passare dal palazzo di giustizia, in Corso Rosmini. Ma niente paura, in questo caso giudici e avvocati non c’entrano. Lo staff di Pokémon Go ha posizionato proprio qui una palestra virtuale dove far allenare gli animaletti.

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