Paura dei ladri, boom di porti d'arma Più 15% le richieste al poligono in Baldresca

Con i suoi oltre 1.500 iscritti e i quasi 160 anni di storia il poligono di Rovereto rappresenta una delle realtà più importanti della città della quercia, e non solo

di Francesca Dalrì

Con i suoi oltre 1.500 iscritti e i quasi 160 anni di storia il poligono di Rovereto rappresenta una delle realtà più importanti della città della quercia, e non solo. Il suo bacino d'utenza si estende ben oltre la provincia di Trento, includendo la zona del veronese, le province di Bolzano e Vicenza, fino alla sponda bresciana del lago di Garda. Se si pensa poi che la legge che ha istituito il Tsn (tiro a segno nazionale) fu la seconda del Regno d'Italia, si fa presto a capire che il Tsn, anche qui a Rovereto, è una realtà storica.

Ultimamente però i frequentatori del poligono lungo Leno non sono più solo appassionati, soci storici e iscritti d'obbligo come polizia e guardie giurate, ma anche comuni cittadini che per la paura dei furti hanno pensato di armarsi e imparare a sparare come difesa personale. Il riferimento è a quel più 30% di richieste di porto d'arma tra il 2014 e il 2015 registrato al poligono roveretano e riportato dal suo presidente Marco Leonardi Scomazzoni . Messa così sembrerebbe trattarsi di un'improvvisa corsa alle armi da parte dei trentini, ma come sempre i miti da sfatare solo molti. A cominciare dall'aumento reale di reati (e furti) in Italia. Secondo i dati che arrivano dal ministero dell'Interno il numero di reati in Italia negli ultimi anni è in realtà diminuito. La percezione fornita dai mass media e dai social network è però un'altra e questo ha un impatto notevole sull'atteggiamento dei cittadini.

«La percezione della sicurezza è basata su sensazioni personali - spiega Scomazzoni -, non su dati reali. Ultimamente si sono verificati fatti in realtà isolati che sono stati però ampliati notevolmente. Il furto poi è una violazione molto pesante che scatena la paura di non riuscire a reagire».  C'è da dire poi che, come ha spiegato il colonnello Maurizio Graziano in un articolo de «l'Adige» del 7 giugno, in realtà non solo furti e rapine sono diminuiti rispetto al 2015, ma i casi risolti sono aumentati. Furti - 20%. Questo il dato esatto. E come spiega Scomazzoni: «Nel caso di furti il ladro fa ben attenzione che tu in casa non ci sia». Come a dire: a meno che non si tratti di una rapina, una pistola in casa serve a poco. Ed anche in questo caso i carabinieri riportano un calo delle rapine.

Scomazzoni tiene poi a sottolineare un dettaglio tecnico: di quel famoso aumento del 30% di richieste di porto d'armi, un 15% (100 persone circa) è sicuramente giustificato dalla paura dei furti. L'altra metà però è dovuta ad una modifica della normativa sui porti d'arma. In parole semplici ora chiunque volesse richiedere il rilascio del certificato per la detenzione delle armi, dovrà presentare ogni sei anni un certificato medico di idoneità, documento che fino a poco tempo fa non era richiesto. A questo punto conviene dunque chiedere direttamente il porto d'armi, spiega il presidente. 

Al di là dell'aumento delle richieste di porti d'arma la vera questione è però un'altra. «Quello che cerchiamo di propagandare noi è che se uno ha un'arma in casa deve saperla usare - spiega Scomazzoni - Nella vita le cose cambiano, ma le armi restano e sono una grande responsabilità. Bisogna sempre fare i conti con il proprio lato oscuro. Nella nostra società invece tendiamo a levare le responsabilità». La tesi di Scomazzoni è molto chiara: «L'arma non è il male, siamo noi che carichiamo gli oggetti di vari significati, siamo noi che facciamo la differenza. Se le persone sono responsabilizzate gli incidenti non succedono». Ed i dati sembrano sostenere questa posizione, se non addirittura confermarla: i reati in Italia compiuti con armi legalmente detenute ammontano all'8%, mentre quelli con armi illegali sfiorano l'80%. «Un'arma non solo è un impegno economico (circa 400-500 euro). Il vero problema - insiste Scomazzoni -, è l'obbligo di custodia di quell'arma.»

La legge infatti punisce chiunque permetta di impossessarsi delle proprie armi, persone minorenni o incapaci di utilizzarle. In altre parole quindi non solo le armi devo essere tenute fuori dalla portata di bambini e minori più in generale, ma da chiunque non le sappia maneggiare. «A meno che la persona non viva da sola - spiega il presidente - l'arma va custodita, munizionamento a parte, in un luogo sicuro. In caso di rapina dunque non è così facile averne la disponibilità ed usarla». 

Infine, la crescita di richieste di porto d'arma registrata dal poligono roveretano è dovuta probabilmente anche all'eccellenza di questa sezione del TSN ed ai suoi prezzi contenuti. «Da noi un certificato per maneggio costa 113 euro, mentre in Veneto si arriva a pagare anche 200 euro ? spiega il presidente -. Questo perché altri poligoni hanno approfittato della paura di furti e rapine per alzare i prezzi».

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