Progetto Manifattura quale impatto ambientale?

di Matthias Pfaender

I recenti trascorsi sul piano ambientale a Rovereto (dagli sversamenti inquinanti nel Rio Coste al perdurare del miasmi in zona industriale) hanno alzato di molto il livello di attenzione. Tanto che anche i progetti per definizione «verdi» sono ora passati al setaccio con rinnovata attenzione alla ricerca di potenziali risvolti critici, o potenzialmente critici, sul piano ambientale.

È il caso di Progetto Manifattura, l'incubatore tematico di Trentino Sviluppo ideato sull'area un tempo occupata dalla Manifattura tabacchi di Borgo Sacco per «progettare, realizzare e gestire ambienti ed infrastrutture dedicate ad ospitare imprese della green economy». Rispetto alle grane per l'appalto la questione «ambientale» può passare in secondo piano. Ma prima o poi andrà affrontata.

L'«alert» su quanto la Provincia progetta di costruire su i quasi 50mila metri quadrati dell'area che il Master Plan denomina «Ambito B», è partito dalla Commissione ambiente del Comune, dove per la prima volta ci si è interrogati sul futuro impatto ambientale dell'impianto a biomassa da 700 kilowatt abbinato ad un sistema di cinque vasche di 15mila litri d'acqua ad accumulo che sarà in grado di soddisfare una domanda di tremila kilowatt, secondo i progettisti circa l'80% della domanda complessiva del compendio.
La perplessità dei consiglieri della commissione Ambiente discende principalmente dal fatto che a 500 metri in linea d'aria da dove Trentino Sviluppo si appresta a costruire la propria centrale elettrica (sempre che il balletto di ricorsi e controricorsi non faccia perdere il finanziamento Ue) un altro progetto analogo è stato bocciato.

Si tratta del progetto della ditta Pasina per un impianto di 2,5 megawatt. In quel caso il parere della commissione, non vincolante ma di indirizzo, è stato fatto proprio anche dall'amministrazione comunale, che ha rigirato in Provincia il parere negativo. L'impianto progettato da Trentino Sviluppo peraltro, essendo questo sotto i mille kilowatt, non avrebbe neanche bisogno del Via (Valutazione di impatto ambientale). Interrogato sul caso il presidente della Commissione Paolo Vergnano, del Movimento 5 Stelle, conferma che la commissione ha dedicato al tema i lavori dell'ultima seduta e che l'orientamento dell'organo consiliare è di chiedere a Trentino Sviluppo un incontro per approfondire le ricadute ambientali dell'impianto. «Siamo in un momento in cui ci sono problematiche importanti in zona industriale - commenta Vergnano - e andare a sommare un'altra situazione ci sembra poco intelligente. Anche perché non è chiaro quale sarebbe l'approvvigionamento di combustibile per l'impianto, che peraltro dovrebbe inevitabilmente essere trasportato sul sito con autoarticolati. E ancora: quale legno andrebbe a bruciare?».

L'impianto a biomassa solo una delle fonti di energia in via di realizzazione. Il progetto prevede l'installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di 1,1 megawatt, un impianto di riscaldamento geotermico (effettuato con pompe di calore) che utilizzerà l'energia termica delle acque sotterranee per il riscaldamento e per il raffreddamento, un sistema di bilanciamento del calore dalle zone troppo calde alle zone troppo fredde per ridurre significativamente la quantità di energia necessaria per il raffreddamento e il riscaldamento e un sistema di raccolta dell'acqua piovana per l'irrigazione del tetto ricoperto da prati per l'isolamento termico.

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