Autisti all'attacco: «Per noi troppi pericoli» Alta tensione a Rovereto, si va verso lo sciopero

Clamorosa protesta a Rovereto

di Nicola Guarnieri

Cari ragazzi organizzatevi perché la corsa notturna degli autobus di Trentino Trasporti (quella tra le dieci di sera e le due del mattino) potrebbe non esserci più. A metterla a rischio non è però l’azienda bensì gli stessi autisti che ieri hanno proclamato lo stato di agitazione. Il passo da qui allo sciopero è breve e, vista la cronica carenza di risposte concrete, anche probabile.
 
La Uiltrasporti, la sigla sindacale più rappresentativa, ha deciso di dichiarare guerra alle violenze e ai pericoli a cui sono sottoposti i conducenti a causa di alcuni balordi che scambiano il tram per un ring se non per un posto dove sfogare i peggiori istinti. 
 
La metaforica goccia che ha fatto traboccare il vaso è la scazzottata di Mori al termine della Ganzega. Da allora si è cercata una soluzione buona per tutti - dipendenti e utenti - ma le cose non sono cambiate. E i protagonisti involontari di un turno di lavoro perennemente a rischio, gli autisti appunto, non sono più disposti a sopportare e ad assumersi rischi per una sessantina di euro o giù di lì. «Guidare di notte è già di per sé pesante - spiegano i diretti interessati - e se a questo aggiungiamo la possibilità di prendere botte o trovarsi con il mezzo devastato abbiamo raggiunto il colmo. Perché è una situazione che si aggrava di anno in anno». 
 
Non a caso le richieste di installare telecamere a bordo e di avere un agente in divisa, specie sulla tratta vespertina tra Rovereto e Mori, fino ad oggi sono state disattese. «La sicurezza sui mezzi pubblici - conferma Nicola Petrolli della Uiltrasporti servizio urbano - è per noi una questione prioritaria e da sempre ci impegniamo avanzando proposte di investimento. Dalle telecamere sui mezzi ai presidi di controllori e forze dell’ordine nelle ore più calde. Strumenti che servano a contrastare i sempre più numerosi disordini legati ai comportamenti criminali di una certa utenza. Per quanto riguarda il servizio notturno di Rovereto, gli strumenti utili a migliorare la situazione già ci sono ma non vengono attivati».
 
Il riferimento del sindacalista è al pulsante presente su tutti i tram che, in teoria, dovrebbe allertare in tempo reale le forze dell’ordine in caso di emergenza. «Stiamo parlando di un presidio tecnico che già c’è ma non è stato attivato». 
 
Sotto accusa, comunque, oltre al rischio risse c’è il decoro: maleducazione e sporcizia sono all’ordine del giorno. E per evitarle, in effetti, basterebbe forse una divisa come deterrente. E il dado adesso è tratto. Dopo averlo solo annunciato, infatti, la Uil come detto ha formalizzato lo stato di agitazione con tanto di nota ufficiale alla Trentino Trasporti esercizio. Quanto manca allo sciopero? «Non tanto. - risponde Nicola Petrolli - D’altro canto bisogna portare avanti la battaglia e abbiamo avviato il percorso. Il primo passo è stato proclamare lo stato di agitazione; l’azienda entro cinque giorni deve convocarci, chiaramente noi della Uil visto che gli altri sindacati non hanno firmato. Il secondo passaggio, poi, è andare dal commissario del governo e quindi, di fronte ad esiti negativi, si partirà con lo sciopero. All’inizio si pensa solo al sabato sera dove già adesso ci sono tre autisti che vanno in giro malvolentieri». Parlando di tempi? «Nel giro di due settimane si potrebbe andare in sciopero, almeno per quanto riguarda il servizio notturno». 
 
Insomma, gli autisti che portano in giro i ragazzi i ragazzi di notte, soprattutto tra la città e la borgata, hanno perso la pazienza e sono stufi di rischiare di prendere botte per 60 euro. Tantopiù che non chiedono mica la luna. «Macché! Basta un uomo in divisa sulla corsa Rovereto-Mori; non si chiede tanto ma sicurezza per tutti». E più decoro visto che a fine turno l’autobus sembra ben altro... «La pulizia dei mezzi è deleteria il sabato notte. Specie quelli che rientrano da Mori: vetri rotti, vomito, cocci di bottiglie... c’è di tutto. Quello che vogliamo sottolineare è che se non è sicuro il servizio è inutile mantenerlo»

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