Sos sangue a Rovereto: servono più donatori anche stranieri

di Luisa Pizzini

Servono nuovi donatori all’Avis di Rovereto, l’associazione volontari italiani del sangue. Ma l’appello della sezione, stavolta, si arricchisce di richieste nuove. Servono più sacche di sangue e quindi più persone disposte a donare. Almeno il doppio degli attuali donatori (1860 in Vallagarina) per riuscire a soddisfare le richieste del centro trasfusionale legato all’ospedale e, magari, anche quelle delle regioni vicine senza «spremere» chi si è già messo a disposizione della causa. Inoltre l’invito è esteso agli stranieri che ormai fanno parte della comunità: sono in pochi quelli che si sono avvicinati all’Avis, ne servirebbero molti di più.

[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"570731","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"351","width":"486"}}]]

L’emergenza sangue in Vallagarina, così come altrove, è continua. Nonostante - e questo può sembrare un controsenso - gli iscritti all’Avis siano in crescita a Rovereto. «Eppure abbiamo bisogno di molti più donatori rispetto a quelli di cui oggi disponiamo» racconta Michele Trentini, presidente della sezione roveretana, che spiega anche per quale motivo. «I controlli sul sangue ora sono più stretti per garantire una maggiore qualità a chi lo riceve, quindi con la base che abbiamo siamo molto tirati. La necessità che esiste in Vallagarina insiste sul nostro ospedale e sarebbe importante ci fossero molti più donatori, quindi invitiamo le persone ad avere questo spirito solidale verso gli altri. Del resto viene chiamato dono perché tutti ne possiamo fruire».

Qualche segnale positivo la sezione l’ha raccolto. Uno su tutti è l’«abbattimento della fascia d’età», decisamente importante per insediare questa nuova cultura anche tra i giovani. «E per trasmettere questi valori, per far capire che donare il sangue salva una vita». «Però siamo sempre al limite - aggiunge Trentini - e dovremmo avere una base più ampia anche per non “spremere” i donatori che abbiamo. E inoltre perché al giorno d’oggi molti di loro spesso rinunciano alle nostre chiamate per lavoro. Mancare un giorno dal lavoro può essere pesante, ci sono persone che fisicamente quando donano il sangue hanno necessità di recupero e magari non se lo possono permettere».

La maggiore necessità di sangue è data anche dal fatto che non serve solo per l’attività chirurgica in ospedale ma anche per l’attività medica ordinaria, in ragione del fatto che la vita si è allungata. L’obiettivo per far fronte al fabbisogno roveretano è arrivare a 4 mila donatori. «Un donatore, in media, viene chiamato ogni novanta giorni. Due o tre volte all’anno - precisa il presidente - A Rovereto la media l’anno scorso era di 1,8 donazioni all’anno: un dato positivo». Una responsabilità in più in questo senso se la dovrebbero prendere gli stranieri, secondo Trentini: «Sarebbe importante che all’interno di queste comunità iniziassero ad esserci dei donatori di sangue. Ce ne sono alcuni, ma sono ancora pochi e li invitiamo ad aderire maggiormente».

comments powered by Disqus