L'onestà paga, ma il Comune si prende la sua parte: il 15%

di Matthias Pfaender

Alla fine, l'onestà ha pagato. Ma neanche la virtù più alta dell'animo umano può sottrarsi alle spire della burocrazia italiana. E alla sua fame di denaro. È questa, in sintesi, la lezione impartita dalla vita all'onesto roveretano protagonista della vicenda che qui raccontiamo. Una vicenda che ruota intorno a tremila euro trovati per caso, un giorno di quattro anni fa, per strada. In città. Invece di intascarseli, un cittadino li ha consegnati al Comune. Oggi, passati i termini per la custodia senza che il legittimo proprietario sia stato individuato, questi soldi vanno, come prevede la legge, a colui che li ha trovati. Non tutti, però. L'amministrazione ha ritenuto di trattenere per sé le spese per la custodia della somma. Quattrocentocinquanta euro.


Tutto inizia nel 2011. È il 15 giugno quando un ignaro cittadino trova per terra, in piazza Sant'Antonio, a Lizzanella, tremila euro. In contanti. Sei banconote da 500 euro. Niente portafoglio, nessun indicazione sul possibile proprietario. Invece di cedere alla tentazione di infilarselo in tasca, il «rinvenitore», così come viene citato negli atti del Comune, consegna il contante alla Polizia locale. Come se si trattasse di un ombrello smarrito, o di una borsa trovata alla fermata del bus.


Ricevuta la somma, i vigili urbani di Rovereto seguono alla lettera quanto previsto della legge: pubblicano sull'albo pretorio, a intervalli di tempo regolari, l'elenco degli oggetti smarriti custoditi in deposito in attesa che i legittimi proprietari si facciano avanti e ne reclamino il possesso. Un possesso che però deve essere dimostrato. Nel caso di un ombrello, non è che si facciano troppe indagini. Ma, nel caso di una somma in contanti rinvenuta senza alcun riferimento al possibile proprietario, il discorso cambia radicalmente.


C'è stato infatti chi ha provato a reclamare quei soldi. Un cittadino extracomunitario, una decina di giorni dopo il ritrovamento, quando la notizia si era già sparsa in città, si è presentato al comando della Polizia Locale dichiarando che quei soldi gli appartenevano; che li aveva prelevati in Marocco qualche tempo prima, dove aveva effettuato un cambio di valuta, da Dirham (la moneta marocchina) a Euro. La sua storia però non convinse gli agenti, che si rifiutarono di consegnarli il denaro. E non convinse neanche successivamente il giudice di pace, davanti al quale l'uomo trascinò il Comune e il comando di Polizia Locale. Troppo poche le prove portate dall'uomo a sostegno della sua storia, che si concludeva proprio in piazza Sant'Antonio con lui che perdeva il contante che gli cascava dalla tasca.


Dunque oggi, a tempi di custodia scaduti, i soldi vanno a chi li ha trovati. Ma, come detto, non tutti. «Il servizio di polizia locale - si legge nella determina consiliare che rende operativa la restituzione del denaro - ha convenuto con l'avente diritto di trattenere il 15% della somma per le spese sostenute dall'amministrazione, come previsto dal codice civile». Perché sia chiaro: qui non si parla di una scelta autonoma da parte del Comune o dei vigili urbani, che hanno sempre e solo seguito la legge. È l'articolo 929 del codice civile italiano a disciplinare il tutto. Anche se 450 euro di spese per la custodia di per quattro anni di sei banconote possono sembrare tanti.

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