Ricorso contro Smart Lab «Troppo rumore, venga chiuso»

di Chiara Zomer

I malumori avevano iniziato a diventare proteste qualche mese fa. Adesso due famiglie, che vivono di fronte al centro giovani Smart Lab di viale Trento, hanno deciso di metterla giù dura. È di venerdì il ricorso d'urgenza davanti al giudice civile: chiedono alla magistratura di eliminare la fonte dei loro disagi. Il che in soldoni significa ridurre drasticamente l'orario d'apertura. Ora a decidere del futuro del centro giovani sarà, il 29 aprile prossimo, il giudice Luca Perilli.
Ma facendo qualche passo indietro. Tutto è iniziato, come detto, alcuni mesi fa. Alcuni residenti si lamentavano del fatto che, in occasione degli eventi organizzati allo Smart Lab, la musica fosse troppo alta, e soprattutto che i giovani si fermassero fuori fino a notte inoltrata, senza preoccuparsi di limitare i decibel delle loro chiacchierate, risate, litigate. Si è tentato con la doppia porta per aumentare l'insonorizzazione. Non è bastato. Poi si è tentato con il dialogo: una riunione in consiglio circoscrizonale, un faccia a faccia tra gestori e residenti, per trovare un punto d'incontro. E intanto allo Smart Lab avevano iniziato a usare la porta sul retro, per evitare il passaggio su viale Trento.


Niente, le proteste dei dirimpettai non si sono placate. Per questo a palazzo Pretorio si è deciso di mettere le mani avanti: prima la polizia locale era stata mandata in «ispezione», riportando però relazioni tranquillizzanti. Poi dallo Smart Lab era stata inviata in municipio una consulenza fonometrica rassicurante: non c'erano le condizioni per prendere provvedimenti. Adesso arriva la tegola. Che colpisce duro sia i gestori dello Smart Lab, sia la giunta, che sul progetto del centro giovani aveva investito parecchio anche in termini di credibilità. A fronte di una diversa consulenza fonometrica di parte, i vicini parlano di disagi insostenibili, della necessità di andare a dormire altrove quando allo Smart Lab si organizzano eventi, di ragazzi incivili che fino alle 4 del mattino farebbero cagnara spaccando bottiglie in strada. A sostegno della loro tesi, chiamano in causa i protagonisti di questi mesi, a partire dal presidente della circoscrizione Enzo Da Costa.


Sul fronte giudiziario, la giunta ha deciso ieri di resistere, dando mandato ufficialmente all'avvocato Gianpaolo Manica. Così come resisteranno i gestori dello Smart lab. Ma il più amareggiato pare essere il sindaco Andrea Miorandi: «Io ho interesse per il vicinato del centro giovani - è sbottato ieri - Ne sono testimonianza tutti gli atti, nonché gli incontri tra soggetto gestore, residenti e noi. Ma è grave cercare la chiusura di un progetto vincente, che difendo con i denti. Lo Smart Lab è un progetto bellissimo che ha catalizzato l'attenzione di migliaia di giovani, ma anche l'attenzione nazionale. Mi spiace vedere che ci sono altri che speculano e sperano in una chiusura. Ma non è questa la via, con il proibizionismo non si trovano le soluzioni. E non si può immaginare di ghettizzare i ragazzi in periferia. Noi resisteremo in tribunale, la mole di documenti ci sostiene. Ma non pensavo si arrivasse a questo, non è un bel segnale».

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