Al Torneo della Pace tornerà la pallamano

Erano 2.200 ragazzi,da 15 nazioni diverse. E vederli alla Campana - magari non tutti, ma tanti - nonostante il freddo e la pioggia che sabato sera hanno rischiato di rovinare la festa, faceva impressione. La spianata di Miravalle, Maria Dolens, il buio e le luci fisse sulle performance delle scuole di danza, il calore dell’entusiasmo. Una cerimonia d’impatto, ricca di significati.

Ma il popolo del Torneo della Pace si è fatto sentire soprattutto in città, in un’edizione che ha coinvolto più di altre il centro storico. Motivo in più d’orgoglio per Cristian Sala, presidente del comitato organizzatore. Che tracciando un bilancio, mostra più soddisfazioni che rimpianti. Anche se i soldi sono in calo e pure se i ragazzi, a dormire, devono andare da Nago a Trento, perché in città non c’è abbastanza capienza. «È stata davvero un’ottima edizione, 2200 ragazzi coinvolti in un’esperienza unica, che tornano a casa con l’emozione di aver vissuto tre giorni di sport ma anche di vicinanza reciproca. Perché il torneo della pace non si fa per vincere, si fa per godere di un’atmosfera particolare, per conoscere altre realtà. E gli eventi collaterali a questo servono, a partire dalla sfilata. Il fatto di lasciarli in centro città ha pagato: sono rimasti nelle piazze quasi tre ore. Questo ha avvicinato il torneo ai roveretani».

E ad avvicinarli è anche la partecipazione dei giovanissimi volontari: i 120 ragazzi delle superiori che hanno avuto il compito di dare supporto alle diverse squadre. Per loro un’esperienza formativa: «Sì - spiega Sala - ma soprattutto un’esperienza che potrà essere utile per il futuro: già oggi quattro ragazzi, prima giocatori al torneo e poi volontari nel junior team, sono nel comitato organizzatore vero e proprio». Si lavora per dare continuità al torneo, insomma. Anche sul fronte del volontariato.

Almeno da quel punto di vista, infatti, crisi non ce n’è. Perché due altri aspetti sono meno scintillanti. Quest’anno, tanto per cominciare, si è rinunciato a pallamano e hockey. Non una scelta, spiega Sala: «Per quanto riguarda la pallamano abbiamo avuto problemi con il soggetto che ci aiuta a divulgare il torneo a livello internazionale, che ha deciso che non avrebbe promosso la pallamano. Ma è nostra intenzione che il torneo vada avanti con tutti e quattro gli sport: calcio, hockey, rugby e pallamano. Dall’anno prossimo risolveremo il problema». Quanto all’hockey, c’erano pronte due squadre, Bielorussia e Russia. Ma farle venire per un evento mini, sembrava davvero un peccato: dall’anno prossimo l’obiettivo è un torneo a otto squadre.

Resta il rugby: «L’esperimento del gemellaggio Lettonia Italia molto bene - spiega Sala - dall’anno prossimo daremo corpo ad un torneo che può avere spazio». 

Insomma, nessun passo indietro. Nonostante ad andare indietro sia il peso del portafoglio. «I contributi si sono ridotti della metà - spiega Sala - una situazione che abbiamo tamponato con l’intervento di importanti sponsor locali e non solo: ora abbiamo un bilancio che è il 30% più basso di quello a cui eravamo abituati. Ma non ci spaventiamo. Questo è il momento che vive la società in generale e lo sport in particolare. Questo spiega perché abbiamo ridimensionato alcuni eventi».

Resta, infine, la criticità di sempre. Gli alberghi: «Per scelta non  mandiamo più di 350 ragazzi nelle scuole, altrimenti il ritorno per il territorio non c’è. I nostri ragazzi dormono anche a Trento, Nago e Torbole, perché non c’è capacità ricettiva. Ma capisco che non si può costruire un albergo per i tre giorni del torneo della pace».

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