Vigilanza davanti alle scuole: ai disoccupati non conviene

di Chiara Zomer

I nuovi nonni vigile pescati dall'azione 19 sono in servizio da meno di un mese e già spuntano i primi problemi. Perché su 12 assoldati per vegliare sull'incolumità degli scolari roveretani, 3 hanno dato forfait. Non perché troppo pigri, ovviamente. Ma perché fatti due conti, a fare la vigilanza davanti alle scuole si raggranellano pochissimi soldi. E quindi uno, appena ha un'opportunità anche minima, ma diversa, opta per quella. Risultato: gli uffici hanno un surplus di lavoro alla ricerca (spesso di corsa) di sostituti per garantire il servizio, e l'amministrazione inizia a chiedersi se l'obiettivo che si voleva raggiungere, dal punto di vista sociale, è davvero centrato. E posto che dei correttivi servono, si sta già passando ai fatti: uno è già stato deciso, di correttivo. Non si pescherà più solo dalla lista dell'azione 19 con più di 50 anni.

D'ora in poi saranno coinvolti anche i cosiddetti disoccupati giovani (più di 35 anni), nonché i soggetti iscritti nelle liste d'invalidità e quelli segnalati dai servizi sociali. E poi, in prospettiva, l'obiettivo è quello di riorganizzare il progetto: non più solo vigilanza davanti alle scuole, ma anche vigilanza nei parchi. In modo che, con un arco orario maggiore sia più alta anche la remunerazione, per far sì che l'aiuto inizi ad essere conveniente.


Che il rischio fosse questo, a palazzo Pretorio pare l'avessero messo in conto. C'era voluta una certa dose di coraggio, per pensionare i nonni vigile. Perché gli anziani con la divisa, davanti alla scuola, erano un'istituzione da anni. Ma a tempi difficili l'amministrazione aveva risposto modificando il servizio, e includendo quindi nuove figure: niente più nonni nel senso stretto del termine, quindi pensionati con tanto tempo libero e ancora più buona volontà. Ora davanti alle scuole ci si manda i disoccupati. Perché sono sempre di più, e perché questo è più o meno l'unico modo che ha il Comune per dare un aiuto diretto e immediato a chi fatica a reinserirsi in un mercato del lavoro asfittico. Quindi, salutati i nonni vigile, si sono aperte le porte all'azione 19.

Con un dettaglio: è cambiata - per motivi normativi, non per scelta - la modalità di pagamento. Adesso ci sono i voucher, o buoni di servizio. Ed è quindi calata la retribuzione. Risultato: i nuovi nonni vigile percepiscono 7 euro netti all'ora, lavorano pochissime ore (non arrivano a 200 euro al mese) ma spalmate su un arco orario talmente ampio - più o meno dalle 7.30 alle 16.30 - che diventa incompatibile con qualsiasi altra opportunità anche temporanea di impiego alternativo. Ecco perché appena hanno un'altra scelta salutano e se ne vanno.


Questa la cornice di cui si sta prendendo atto per migliorare il progetto: «Nel breve periodo, permettiamo di accedere al progetto a persone con requisiti più ampi - spiega l'assessore ai servizi sociali Fabrizio Gerola - ma in prospettiva l'idea è quella di offrire alle persone coinvolte anche l'impegno di altro genere, per esempio la vigilanza nei parchi. Così arriverebbero ad una remunerazione mensile di 400 o 500 euro al mese, che potrebbe iniziare ad essere utile».

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