Ernesto Frapporti, da 62 anni al servizio della musica

di Laura Galassi

Da 62 anni, almeno tre volte a settimana, Ernesto Frapporti sale nella cantoria della chiesa di Villa Lagarina, posiziona lo sgabello in legno e apre lo spartito, sistema i registri e poi appoggia delicatamente le dita sui tasti. Da quel momento in poi viene rapito dalla musica, l'organista e il suo strumento diventano una cosa sola. Mentre suona Ernesto sbircia furtivamente lo specchio posizionato sopra la sua testa, che durante le messe gli serve per tenere d'occhio il prete sull'altare, ma per il resto del tempo i suoi occhi non si staccano mai dalle note e dalla tastiera. «L'organo è il re degli strumenti, suonarlo ti eleva spiritualmente», ci dice l'anziano musicista.

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La cantoria è in alto, sopra l'imponente portone di ingresso, di fronte allo splendido altare barocco di Santa Maria Assunta, in una posizione privilegiata dalla quale si domina tutta la navata. E già quando Ernesto abbraccia la prima nota l'atmosfera nella chiesa cambia, l'antico strumento trasmette solennità e magnificenza grazie al gioco complicato dell'aria che corre all'interno di un migliaio di canne e lance. Ernesto suona con vigore, preme con forza sui pedali in legno costruiti nel 1863 dal fabbricatore di Monza Livio Tornaghi e con altrettanta agilità muove le dita sulla sessantina di tasti che gli stanno davanti.


Quando è seduto al suo organo dimostra almeno quindici anni in meno. Ha salito per la prima volta le ripide scale a chiocciola della cantoria quando non aveva nemmeno 18 anni: ora che ne ha 84, impiega un po' più di tempo a raggiungere il suo piccolo angolo di paradiso, ma non si lamenta, perché la musica è la sua vita. I suoi genitori cantavano nel coro di Patone, sono stati loro a trasmettergli la passione per gli spartiti. «Mi raccontavano spesso che il maestro Riccardo Zandonai in persona arrivava in paese per andare a caccia e poi finiva sempre per aiutarli nelle prove», dice con un sorriso affabile l'organista di Villa Lagarina.


Ha esordito da ragazzino nel coro di voci bianche di Nogaredo, poi a 16 anni è entrato in quello maschile e dal 1948 al 1951 ha studiato alla scuola di musica sacra di monsignor Celestino Eccher. Una volta imparati i rudimenti del mestiere, il maestro Benvenuto Benvenuti lo ha fatto sedere accanto a sé sullo sgabello e, poco alla volta, quando gli è sembrato pronto, gli ha lasciato il posto di organista a Villa Lagarina. Dal 1953 la cantoria è diventata la seconda casa di Ernesto Frapporti, che di lavoro faceva il salumiere assieme al fratello. Da lassù, ha visto cambiare i parroci, ha osservato i banchi della chiesa diventare sempre un po' più vuoti e si è adeguato ai cambiamenti nella liturgia. «Una volta l'organista era lasciato libero di gestire gli intermezzi, mentre oggi è diventato un accompagnatore. Quasi tutti i brani erano in latino, mentre oggi si predilige l'italiano», racconta davanti allo spartito dell'Agnus Dei.


Ernesto ama Bach e Beethoven ed è fiero del servizio che incessantemente presta nella sua parrocchia, anche quando gli costa fatica. «In passato le funzioni funebri iniziavano alle 6, io cominciavo a suonare alle 5.30 di mattina, nella chiesa gelida». Con i coristi, guidati da trent'anni da Antonietta Giordani, ha un ottimo rapporto. Molti sono invecchiati con lui ma negli anni le file di cantori si sono assottigliate. La gente, dice l'organista, ha perso l'abitudine di cantare in casa e per questo il ricambio generazionale è difficile. «Credo che la voce sia un dono e in quanto tale debba essere messa a disposizione della comunità. Sono un uomo di fede e la musica è un bellissimo modo di pregare», aggiunge.


A Villa Lagarina Ernesto è un'istituzione. Raramente qualcun altro si avvicina al suo strumento, anche perché sono in pochi coloro che hanno dimestichezza con la musica sacra. «Sto male al solo pensiero di quando non riuscirò più a suonare l'organo. Quando si fa una cosa per sessant'anni, smettere è una grande sofferenza».

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