«Il bilancio 2015 di Rovereto sarà l'ultimo indolore»

Lo dice il sindaco Miorandi. «Il bivio è vicino, più tasse o meno servizi»

di Matthias Pfaender

«Non siamo ancora al punto critico. Ma non siamo lontani dal momento in cui chi sarà chiamato a guidare la città dovrà per forza di cose valutare le due opzioni classiche dell'amministratore: o tagliare la spesa, e quindi diminuire i servizi, o aumentare le tasse. Oggi qualche spazio di manovra per la spending review c'è ancora. Ma non si potrà andare avanti così per sempre. E per rendersene conto non serve guardare a Sud, nel resto dell'Italia che da anni soffre più di noi. Basta guardare a Trento, dove già da un paio d'anni il taglio di alcuni servizi è un dato di fatto». Un'abbuffata di realtà quella proposta l'altra sera dal sindaco di Rovereto Andrea Miorandi nella presentazione del bilancio previsionale 2015 al Consiglio comunale. L'ultimo bilancio di consiliatura, un bilancio più politico di tutti i precedenti. «Un bilancio dei bilanci».

«La stagione che abbiamo davanti sarà caratterizzata da profondi cambiamenti economici e politici. Ci saranno sempre meno risorse. Sarà un passaggio decisivo per la Provincia, anche alla luce del nuovo modello di autonomia verso cui stiamo andando. Dobbiamo trovare le positività insite in ogni fase di cambiamento. Deve emergere la capacità della politica di trovare vie innovative e sinergie con il privato per lo sviluppo pubblico. Siamo chiamati ad operare in un periodo di trasformazione, dobbiamo rendere i cittadini corresponsabili della gestione della cosa pubblica».  

«Non c'è molto da inventare, dal punto di vista contabile, con il quadro economico di oggi. Quei bilanci "ariosi", pieni di progetti, che le scorse amministrazioni ed anche questa, nei primi anni, potevano permettersi, oggi sono impossibili. Tutto è cambiato nel 2011, vero spartiacque, con l'introduzione del "patto di stabilità". I fondi, come detto, sono sempre meno. E così la rigidità del bilancio è molto aumentata. "Prima", negi anni "pre crisi", c'era una forbice del 15% di scostamento da quanto messo nel previsionale e quanto arrivava poi a consuntivo. Gli assestamenti al bilancio erano fondamentali. Oggi quell'aggio di manovrabilità è sceso al 3%. Ma, dato ancora più importante, la voce principale di entrata non è più la Provincia. L'entrata tributaria è passata dai 7,4 milioni del 2011 ai 15 del 2015. In quattro anni è raddoppiata».

Ma con un meccanismo perverso. «Perché per le casse del Comune non è cambiato nulla. Tutti i soldi in più li dobbiamo rigirare allo Stato, che ci ha imposto di essere i suoi esattori. Complicandoci nel mentre la vita sostituendo alla "vecchia" Ici, che è rimasta in vigore dal 1993 al 2001, l'Imu, poi la Iuc, poi la Tasi, poi la Tares e ora l'Imis».

Ma ci sono anche aspetti positivi. Sia materiali, i cosiddetti «tesoretti» della città, in questi anni diventata di fatto determinanti (si tratta dei dividendi delle partecipate, in pratica la sola Dolomiti Energia, attraverso le azioni dirette e quelle controllate da FinDe) sia immateriali, come il fatto che chi ha governato la città finora lo ha fatto con oculatezza, «con il buon senso tipico della gente di montagna».

Ma le diapositive che illustrano il bilancio ai consiglieri non lasciano dubbi sulla gravità della situazione. Come quella che rende conto dei trasferimenti provinciali, passati dal 2011 a oggi da 40 a 34 milioni, «con 18 milioni di perequativo passati in cinque anni a 14, e con i trasferimenti omogenei (al netto delle funzioni riallocate, ndr ) passati da 29 a 25 milioni. Senza i dividendi De e il taglio della spesa, avremmo visto lo sconquasso dei servizi».

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