La ragazza ritrovata, in fuga dal matrimonio organizzato

Quando giovedì sera l'hanno rintracciata assieme a due amichetti nella zona industriale di Mantova, la prima cosa che ha chiesto agli agenti di Polzia, quasi implorandoli, era di non riportarla a casa dai suoi genitori. Perché lei, ancora adolescente e con una vita davanti tutta da scoprire e vivere intensamente, con le sue gioie e i suoi dolori, di sposare quell'uomo non ne aveva e non ne ha nessuna intenzione. Per questo è fuggita, per questo non è voluta e non vuole tornare a casa, tanto che per il momento è stata trasferita in una struttura di accoglienza a Trento in attesa che il magistrato della Procura dei minori decida il da farsi.


Ci sarebbe un «matrimonio forzato», combinato dal padre della ragazza (tradizione che fa parte del costume sociale e culturale del Pakistan) alla base della fuga della studentessa di 15 anni residente a Riva del Garda ma iscritta ad un istituto superiore di Rovereto, scomparsa di casa sabato scorso e ritrovata fortunatamente sana e salva dal personale della Polizia di Stato di Riva l'altra sera nella zona industriale di Mantova. Questa è quantomeno la versione fornita dalla ragazza ai poliziotti, mentre il padre ha sempre negato e nega ancora oggi di aver promesso la figlia in sposa a chicchessia. Di certo c'è che quella di S.Z. è stata una fuga volontaria che fortunatamente si è conclusa bene. Gli agenti del commissariato l'hanno fermata in strada nella tarda serata di giovedì, in compagnia del fidanzatino appena maggiorenne (anche lui pakistano) e di un amico, colui che materialmente sabato scorso è venuta a prelevarla in macchina nella zona della scuola superiore frequentata dalla ragazza.


Le indagini per capire dove avesse trovato rifugio la ragazza non sono state semplici. Dall'acquisizione dei tabulati telefonici è emersa una scheda sconosciuta a tutti, a cominciare da genitori, fratello e sorelle. Una scheda utilizzata solamente per parlare con una persona, il fidanzatino, che attualmente lavora nella zona di Mantova. E analizzando le celle telefoniche e lo spostamento dell'utenza in questione, gli inquirenti hanno verificato che la ragazza si trovava nella zona di Mantova. Per restringere ulteriormente il campo, hanno aiutato le immagini di alcune telecamere a Rovereto che hanno immortalato la Polo di colore grigio, di proprietà dell'amico del fidanzato, mentre caricava la ragazza sabato mattina. Gli ulteriori accertamenti hanno portato a capire che si trattava proprio dell'auto dell'amico e giovedì mattina la stessa macchina è stata individuata nella zona industriale di Mantova.

Gli agenti hanno atteso pazientemente e in serata, terminato il turno di lavoro, i due ragazzi sono comparsi in compagnia della quindicenne che è stata subito fermata. Una settimana prima della «fuga», sempre secondo il racconto fornito dalla giovane agli inquirenti, il papà era tornato da un viaggio in Pakistan e pochi giorni dopo avrebbe confidato alla moglie di aver combinato il matrimonio della figlia con un suo lontano cugino, decisamente più grande di lei. La confidenza è passata di madre in figlia e a quel punto lei avrebbe deciso di scappare.

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