Baratter sui vitalizi: «La restituzione è obbligatoria»

Lorenzo Baratter, capogruppo del Patt in consiglio provinciale e regionale, durissimo sui vitalizi: «Che cosa accadrà nei confronti di chi non vuole restituire? Si procederà con azioni giudiziarie. Rimango tuttavia fiducioso del fatto che la gran parte degli interessati procederà con la restituzione, immagino che nessuno voglia rischiare pignoramenti o altre pesanti conseguenze» I tuoi commenti

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Ho letto la «provocazione» della Cisl di Rovereto che minaccia lo sciopero fiscale se non avverranno le restituzioni dei vitalizi dei consiglieri regionali. Mi sento in dovere di portare il mio umile contributo al dibattito, essendo stato uno dei massimi sostenitori della riforma come capogruppo del Patt in Consiglio regionale.


Prima di tutto una breve premessa, a scanso di equivoci. Non è ancora noto a tutti per esempio che quando si parla di «vitalizi» ci si riferisce a un privilegio che era in essere da decenni, rimasto in vigore fino alla tredicesima legislatura (che si è conclusa nel 2008, per intenderci). I consiglieri eletti dopo, nella scorsa legislatura (2008-2013) o nell'attuale (come il sottoscritto), non percepiscono ne mai percepiranno alcun genere di vitalizio. È la prima volta che esprimo pubblicamente il mio punto di vista dopo l'approvazione della riforma a inizio luglio.

 

È invece intervenuto più volte, e per questo lo ringrazio, il presidente del Consiglio regionale Diego Moltrer che è in prima linea ogni giorno per portare a compimento gli impegni presi con la riforma, approvata - lo ricordo - grazie i voti di tutta la maggioranza regionale. Certo, ogni giorno bisogna far fronte all'arroganza di chi vorrebbe fare di tutto per portare più in là possibile la restituzione e i «ragazzi della via Pahl» dimostrano ancora una volta di vivere su un altro pianeta. Tuttavia, se pensano di fermare il cambiamento significa che non hanno capito nulla di quello che sta succedendo e che un processo di ripensamento della funzione della politica è in atto e non si torna indietro.
 
Moltrer, che in quanto a determinazione non è secondo a nessuno, è stato chiarissimo negli intenti: entro metà settembre a ciascuno dei 127 consiglieri interessati verrà inviato il decreto con la richiesta di formale restituzione. A quel punto entro tre mesi (90 giorni) dovranno essere restituiti i soldi. Il processo è irreversibile perché la legge, come promesso, è stata approvata prima dell'estate e l'iter è ormai avviato.
 
Che cosa accadrà nei confronti di chi non vuole restituire? Si procederà con azioni giudiziarie. Rimango tuttavia fiducioso del fatto che la gran parte degli interessati procederà con la restituzione, immagino che nessuno voglia rischiare pignoramenti o altre pesanti conseguenze. Altrimenti si andrà avanti comunque: perché, lo ripeto, è già in legge.
 
La riforma peraltro non è stata certo «vendicativa»: agendo retroattivamente (creando un precedente ad oggi unico in Italia) è stata riportata la situazione ad un quadro più giusto e ragionevole. È chiaro che questa non è la soluzione definitiva, si può e si deve fare ancora meglio e di più: tuttavia questa maggioranza si è fatta carico fino in fondo del problema, nonostante un ostruzionismo pesantissimo da parte di chi evidentemente non voleva il cambiamento, portando a casa una legge che non solo consentirà all'ente regionale di recuperare decine di milioni di euro ma anche di prevedere che questi fondi vengano reinvestiti in un apposito fondo riservato alle famiglie e all'occupazione, i settori più colpiti dalla crisi.
 
La CISL ha sacrosanta ragione quando dice che deve esserci garanzia sulla restituzione delle quote da parte degli ex consiglieri. Mi fa piacere che dopo l'emotività prevalga la ragione e si riconosca che questa riforma approvata a luglio - contrariamente a molti commenti letti subito dopo l'approvazione della legge, senza peraltro che fossero chiari a tutti i contenuti e gli effetti della stessa - appare molto incisiva. Lo dimostrano gli importi che dovranno essere recuperati (solo per le restituzioni si tratta di 29 milioni di euro). La stessa dura reazione di Pahl e compagni dimostra che questa riforma non solo non è "all'acqua di rose" ma è sufficientemente blindata per resistere ai ricorsi e questo certamente infastidisce chi pensava di affossare con facilità il cambiamento.
 
Ora, voglio lanciare un messaggio positivo ai sindacati: al di là della «provocazione», intravedo in questa azione della Cisl - interpretando il giusto risentimento di tutta la nostra popolazione che giustamente ha vissuto con sconcerto la vicenda dei vitalizi - la sempre più forte necessità di un'alleanza tra la società civile e la politica per portare fino il fondo il processo di cambiamento che è stato iniziato e che ora deve essere portato a termine. Un patto che deve essere siglato tra quelle forze che tanto nella società civile quanto nella politica stanno dimostrando di credere nella necessità di voltare pagina. Certo, la vicenda dei vitalizi ha messo in luce un modo di interpretare la politica nel quale i diritti superavano ampiamente i doveri di chi veniva eletto.
 
La politica deve essere al servizio dei cittadini e non i cittadini al servizio della politica. Purtroppo gli esempio negativi non mancano. Ma è pur doveroso ricordare che a tutti i livelli (dalla Provincia fino ai Comuni) vi sono moltissime persone che si dedicano anima e corpo per il bene comune attraverso la politica, rinunciando quasi del tutto al proprio tempo libero e ai propri affetti così come anche a una carriera professionale. Rinnovare il patto fra cittadinanza e politica è la grande sfida: la vicenda dei vitalizi può essere un buon laboratorio per ridare alla politica la fiducia e la credibilità che in gran parte persa negli ultimi anni.
 
Lorenzo Baratter
Capogruppo del Patt in consiglio provinciale e regionale
 
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