Il lutto / L’addio

Addio a Virginia Speranza, un grande cuore fragile: aveva gestito il «Posta» e il «Principe» a Riva

Rivana di adozione e padovana di origine, per 55 anni moglie di Giordano Michelotti, altra figura notissima nel Garda, che nel giorno del funerale le ha dedicato un toccante messaggio 

di Davide Pivetti

RIVA. Se n'è andata lunedì, dopo pochi giorni di ospedale, Virginia Speranza, 86 anni, rivana di adozione e padovana di origine, per 55 anni moglie innamorata (e ricambiata) di Giordano Michelotti, altra figura notissima a Riva e dintorni. Il cuore di Virginia era da molto tempo affaticato e una recente caduta in casa ha complicato le cose facendo precipitare la situazione. Una donna piena di energia che non solo ha reso felice per così tanti anni Giordano, ma che si è fatta amare ed apprezzare per le sue doti professionali da un'intera generazione di rivani e altogardesani.

Virginia e Giordano si erano conosciuti negli anni Sessanta sul Baldo, dove lui faceva il maestro di sci e lei era venuta a trovare un'amica lasciando per qualche giorno Abano Terme dove già lavorava come chef. Fu amore da subito. Lei si trasferì a Riva e iniziò a lavorare nelle cucine di alcuni tra gli alberghi più importanti della città.

Fu poi Franco Chemolli, insuperabile gestore del «Tiffany» a chiederle di farsi carico della cucina del locale, preparando pranzi e cene per il personale e per gli artisti (alcuni grandi nomi dello spettacolo della musica leggera) che frequentavano il locale alla «Spiaggia degli Olivi». Nel 1980 la svolta. Giordano e Virginia prendono in gestione il «Bar Ristorante Posta», dove ora si trova il negozio di «Sembenini» al largo Bensheim, e qui Virginia dà il meglio di sé finendo anche sulla «Guida Michelin» grazie al suo risotto allo zafferano e osso buco e ai suoi memorabili strangolapreti, una delizia che ancora oggi in molti ricordano a distanza di 40 anni, ma anche al pesce di mare e alle grigliate.

Una gestione fortunata che però dura pochi anni. Lo sfratto dai locali alla Posta lì porta ad aprire l'altrettanto noto «Bar Principe» in viale Prati, con tanto di ricevitoria Totip, Enalotto e Totocalcio. Il bar divenne anche sede del Ferrari club e del club del Baffo Re. Un'altra gestione quasi perfetta, con una clientela appassionata e fedele.

E, purtroppo, un altro brutto imprevisto: questa volta è il cuore di Virginia a dare i primi segni di cedimento, con un infarto nel 1989 che cambia per sempre ogni cosa. Il bar chiude, Virginia da quel momento resta a casa e cucina quasi esclusivamente per il suo Giordano, che continua a lavorare alla «Atesina» fino alla meritata pensione nel 1997, dopo 35 anni di servizio tra officine, pullman e stazione. Nonostante i problemi di salute sono ancora anni felici: viaggi, amicizie, tempo libero da investire nelle cose più care.

Negli ultimi anni i problemi di cuore di Virginia Speranza si sono fatti più pesanti e piano piano le sono venute a mancare le energie di un tempo fino al triste epilogo di lunedì.

«Le parole che valgono una vita, in fondo, non sono molte, di più conta l'esempio e il bene, l'amore, che abbiamo lasciato agli altri. Ci hanno accompagnato l'amore e l'amicizia di tante persone, abbiamo condiviso tutto, nel bene e nel male. La gioventù, la vecchiaia, il lavoro duro, la pioggia e il sereno. E il sereno era ieri, quando ti ho vista per l'ultima volta con il vestito che preferivi, chiaro e colorato come il mio ricordo leggero, un pensiero infinitamente profondo, come solo l'amore che provo per te può essere», questo il messaggio di Giordano in chiesa al Rione per i funerali della sua Virginia.

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