Talento / Pianoforte

Giovanni, giovane pianista di 13 anni vince il primo premio nazionale per le scuole

Allievo del Conservatorio e figlio d’arte, ma confessa: «Non voglio diventare professionista, sogno di fare l’archeologo o la guardia forestale»

di Elena Piva

ARCO. Durante il periodo di lockdown, le sue dita correvano sulla tastiera bianconera per dare vita a una melodia capace di oltrepassare le barriere della distanza e dello schermo virtuale pur di arrivare ai cuori di chi, costretto a casa dal vincolo pandemico, aveva bisogno di evadere in altri mondi. In realtà il suo innato talento e il suo sguardo entusiasta avevano già conquistato, un anno prima (nel maggio 2019) e a soli nove anni, tutta la città di Bardolino in occasione del 13° concorso musicale Jan Langosz, un evento competitivo aperto ai giovani musicisti e organizzato dall'associazione Musicale Diapason, sotto la direzione artistica di Giuseppe Fricelli, che gli era valso il premio e il punteggio di 96/100. Oggi Giovanni Miaroma è un tredicenne sì figlio d’arte (lui e la sorella Caterina, di Enrico Miaroma e Lisa Zuanazzi), ma che nel cassetto dei sogni non aspira a tramutare in lavoro l’amore per la musica come la famiglia: punta all’archeologia e, in alternativa, alla professione di guardia forestale.

Studente di terza media alle Nicolò d’Arco, apprezza la storia e l’antologia e, oltre a essere un pianista, è membro del coro Voci bianche Garda trentino della Smag (Scuola musicale Alto Garda) ed è uno scout nel reparto esploratori Orione di Arco, città in cui risiede. Lo scorso maggio ha vinto il primo premio assoluto al settimo concorso nazionale Scuole in Musica di Verona.

Quando e per quale motivo hai iniziato a suonare il pianoforte?

«Ho cominciato nel 2017, all’età di sette anni, come studente della Smag seguito dal maestro Enrico Toccoli. Questo strumento mi incuriosiva, mio padre certe volte lo suonava e mi piaceva molto ascoltarlo. Ovviamente ho sempre amato ascoltare anche la miriade di dischi di musica classica che abbiamo in casa. Ora sono iscritto al conservatorio Bonporti di Riva del Garda».

Hai mai provato altri strumenti?

«Sì, grazie a mio zio Mauro (che è bassista) ho provato a suonare il basso elettrico, ma solo per gioco».

Quali sensazioni ti smuovono quando entri in contatto con i tasti?

«Quando mi ritrovo a studiare e sono a casa, senza pubblico, posso concentrarmi sugli errori e il miglioramento del brano, mentre quando sono sul palco sono chiamato anche a gestire l’agitazione, un elemento in più rispetto all’intera esibizione che potrebbe complicarne molto la buona riuscita».

Come hai vissuto i primi concorsi?

«Il mio primo concorso è stato a Bardolino nel 2019, avevo nove anni. Naturalmente, visto che era la prima grande esibizione in pubblico, non sapevo cosa aspettarmi: quando mi dissero che avevo vinto, provai una grandissima felicità, non me lo sarei mai aspettato. Il secondo è stato nello stesso anno in Val di Sole, anche lì ho vinto il primo premio della mia categoria. È stato molto divertente, perché oltre al trofeo e al diploma mi hanno regalato anche una mela! Un’altra soddisfazione è arrivata in maggio, a Verona, durante la premiazione di Scuole in Musica: quando hanno detto il mio nome per la vincita del primo premio sono stato travolto dalla gioia, ancora di più quando hanno specificato che si trattava del primo premio assoluto!».

Hai mai sentito il peso delle aspettative, essendo figlio d’arte?

«Sì, non è sempre facile. Ci sono giorni in cui capita che mio padre Enrico mi costringa a studiare anche se non ne ho molta voglia e quando succede mi dà molto fastidio; di conseguenza, studio e suono male».

Ne parli con gli amici?

«Di solito non parlo con loro di pianoforte, ma c’è stata un’occasione a scuola: durante la lezione di musica, la professoressa Flavia Depentori mi aveva proposto di eseguire un brano al pianoforte presente nell’aula scolastica e così i miei compagni di classe hanno potuto ascoltare».

Cosa cerchi di trasmettere con la tua musica?

«Sono interessato all’esecuzione, non nego che mi piace farmi ascoltare. Mi piacerebbe suscitare, grazie alla mia esibizione, un interesse maggiore nella musica classica. A me piace molto ascoltarla, ascolto tanti generi musicali e la musica classica a volte è considerata difficile da capire. Spero sempre che dopo avermi ascoltato le persone si avvicinino di più a questo particolare ascolto».

Quali sono i tuoi prossimi appuntamenti?

«Mi sto preparando per eventuali concerti studiando La sonata op.10 n. 1 di L. v. Beethoven; Un sogno d’amore di F. Liszt; Improvviso n.4 di F. Schubert; Studio 10 op.10 n.12 di F. Chopin; Suggestioni Diaboliche di S.S. Prokof’ev; Suite inglese n. 2 di J. S. Bach. In settembre ho anche partecipato a due masterclass di pianoforte: l’una con il pianista Roberto Cominati organizzata a Riva del Garda dal Conservatorio e dal mio professore Sergio Baietta; l’altra a Trento, sempre presso il Conservatorio, con il pianista georgiano Alexander Korsantia».

Ti piacerebbe seguire le orme familiari per il tuo futuro?

«Sinceramente fare della musica il mio lavoro non mi ispira, invece mi interesserebbe molto studiare archeologia oppure diventare guardia forestale».

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