Sanità / Il punto

Maternità dopo il tumore? È possibile. Una sessantina le donne che hanno crioconservato i loro ovociti

Il centro Pma di Arco punto di riferimento quando le terapie mettono a rischio le future gravidanze. La ginecologa: “Fino al 46esimo anno di età della donna gli ovociti rimangono gratuitamente conservati nel nostro centro, poi la si può chiederne la conservazione a pagamento”

di Patrizia Todesco

TRENTO. Il numero di donne in età fertile che si ammala di tumore e quindi deve sottoporsi a terapie farmacologiche, radianti e a interventi è in aumento come è in aumento la sopravvivenza. Per questo, da un po' di anni, l'attenzione degli operatori sanitari, ma anche delle pazienti stesse, è puntata anche sulla questione dell'infertilità indotta dai trattamenti neoplastici. Di questo si è parlato nella sala Aurora di Palazzo Trentini, in via Manci, in un incontro organizzato dall'associazione Lotus - oltre il tumore al seno - con la ginecologa Enrica Terreno (nella foto) e il dottor Arne Luehwink, direttore dell'Unità operativa Ostetricia e Ginecologia Pma dell'Ospedale di Arco.
Dottoressa Terreno, da dove nasce l'esigenza di parlare di oncofertilità?
Nasce dal fatto che i tumori tra le giovani donne sono in aumento e in molti casi i trattamenti possono determinare un danno alle ovaie che si traduce in due conseguenze: perdita della funzione ovarica (menopausa anticipata) e perdita della fertilità. Questo vale per tutti i tipi di tumore, soprattutto quelli oncoematologici, i linfomi, e quelli al seno dove registriamo un maggior numero di pazienti giovani.
Che tipo di servizio offre il Centro Pma di Arco alle donne alle quali viene fatta una diagnosi di tumore e per le quali la possibilità di una futura gravidanza potrebbe essere a rischio?
Dal 2016 abbiamo iniziato ad effettuare la crioconservazione ovocitaria con le prime 6 pazienti. Ad oggi le donne coinvolte sono state 54 e gli ovociti conservati 454. Si tratta della tecnica standard. La paziente viene sottoposta a una stimolazione ormonale assolutamente sicura e a un prelievo ovocitario che consente il recupero degli ovociti e la loro crioconservazione. Dal 2019 ci occupiamo anche di crioconservazione del tessuto, tecnica che abbiamo utilizzato su 5 pazienti selezionate. Questa evita la stimolazione ovarica e riduce quindi il fattore tempo che è in alcune occasioni è molto vincolante. Queste pazienti hanno ovviamente come priorità l'avvio dei trattamenti oncologici e quindi il nostro intervento deve inserirsi prima di questi trattamenti ma senza ritardarne l'avvio.
Ci sono già state gravidanze in donne che hanno avuto un tumore con ovociti conservati presso il vostro centro?
Al momento ancora no, ma è presto. in quanto la paziente, prima di chiedere di utilizzare gli ovociti, deve essere considerata in intervallo di sicurezza dalla malattia oncologica, quindi aver finito da un anno le chemio e avere un follow up oncologico negativo. Noi siamo partiti nel 2016, per questo la maggior parte delle donne che si sono rivolte al nostro centro non ha ancora manifestato l'esigenza di scongelare i propri ovociti. Al momento abbiamo avuto un unico scongelamento di tessuto ovarico e c'è stata un'iniziale ripresa della funzione ovarica ma non della fertilità e abbiamo scongelato ovociti di quattro pazienti senza ottenere gravidanze.
Per quanto tempo rimangono poi congelati gli ovociti presso la vostra struttura?
Fino al 46esimo anno di età della donna rimangono gratuitamente conservati nel nostro centro, poi la donna può chiederne la conservazione a pagamento. Le donne che si rivolgono a voi sono solitamente molto giovani. Tutte maggiorenni?
In questi anni abbiamo sempre visto ragazze maggiorenni ma stiamo stilando un Pdta aziendale che preveda anche i criteri per la presa in carico di pazienti in età pediatrica.
Come arrivano al vostro centro le pazienti?
Il nostro percorso parte dallo specialista che ha in carico la paziente che generalmente è l'oncologo o l'ematologo. Lo specialista identifica la paziente ipoteticamente candidabile alla preservazione della fertilità che non dipende solo dalla diagnosi ma anche dal trattamento, dall'età della paziente, oltre che da una valutazione globale della prognosi. Noi garantiamo la presa in carico entro 72 ore, fissiamo l'appuntamento per la prima consulenza durante il quale alla donna vengono date tutte le informazioni. Si tratta di momenti molto difficili per la paziente perché il suo focus è la diagnosi, la cura e la paura per il futuro e pensare addirittura ad una gravidanza è un qualcosa che vede come lontano. Però si tratta di una possibilità importante, che spesso psicologicamente aiuta, e che viene accettata dal 60/70% delle donne che arrivano al colloquio. Va detto che aver stoccato dei ovociti non garantisce una gravidanza futura perché comunque la tecnica ha un'elevata percentuale di fallimento e perché non tutte le pazienti che hanno congelato avranno bisogno degli ovociti conservati.

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