Artisti / Riva

La storia: i simboli della rivanità in scala, grazie al legno d'olivo di Isidoro Montagni

Nel 1985 ha raccolto e tagliato i rami degli olivi esplosi per le ghiacciaie di quell’inverno. Quindici anni dopo ha iniziato a trasformarli. Migliaia di pezzi e centinaia di ore per dar vita ai monumenti della città. Anche il Comune l’ha premiato

di Davide Pivetti

RIVA. Pazienza e passione sono due qualità che se coniugate insieme e nel modo giusto possono regalare eccellenze. Ma ne servono quantità industriali per realizzare ciò che negli ultimi anni ha costruito - letteralmente pezzetto dopo pezzetto - Isidoro Montagni.

Alla splendida età di quasi 95 anni il popolare "Doro" del Brione ha una collezione unica nel suo genere che unisce l'amore per Riva e la rivanità alla passione per il modellismo e al fascino del legno d'olivo. Una storia che è da primato e inizia ben 37 anni fa. Ricordate il difficile inverno del 1985? Forse ancora oggi è ricordato come il più freddo degli ultimi decenni. Neve, ghiaccio, temperature anomale per il Garda trentino. Gli olivi scoppiavano in collina con botti fragorosi. Isidoro Montagni ha iniziato allora a raccogliere pezzi d'olivo. Li tagliava in strisce larghe 15 centimetri e lunghe per tutta l'estensione del tronco o del ramo.

Quei "listelli" di legno d'olivo li ha lasciati a stagionare per quindici anni, fino al 2000, quando ha iniziato a riprenderli in mano tagliandoli in migliaia di piccoli pezzi destinati a diventare "mattoncini" per le sue incredibili realizzazioni. Da 22 anni Isidoro Montagni nel laboratorio di via Brione, accanto alla casa di famiglia, crea i suoi capolavori in miniatura. Ha iniziato con oggetti più semplici: il primo in assoluto un "molinello" per pulire l'oliva, poi piccoli attrezzi di lavoro, botti, accessori.

Poi l'intuizione. Perché non utilizzare quelle migliaia di tessere per riprodurre in scala i monumenti più significativi di Riva? Ed ecco prendere forma, con il lavoro di mesi e anni in laboratorio, la Torre Apponale (alta proprio come lui), il santuario dell'Inviolata, la chiesetta di Santa Barbara e il capitello di San Rocco, ma anche il Bastione. Tutti simboli della rivanità che Isidoro ha riprodotto in scala perfetta grazie alle elaborazioni di Giuseppe Giuliani. Il resto è fatica e pazienza, lavoro al tornio (la famiglia gliene ha regalato uno per lavorare pezzi di legno lunghi fino a due metri) e attenzione al dettaglio.

Tra i pezzi messi in cantiere c'è anche la Rocca. «Il problema sono le proporzioni - spiega il figlio Paolo - a farla bene in scala non uscirebbe dalla porta del laboratorio. Per ora ci sta ragionando...». Non solo Riva nelle mani del Doro: tra le opere di cui va più fiero c'è anche una riproduzione (in scala minore) del Partenone d'Atene, composta da 400 pezzi. Nel laboratorio di via Brione non mancano le visite: più volte negli ultimi anni sono arrivati gli scolari delle vicine scuole di Sant'Alessandro ad ammirare le opere e a conversare con Doro.

Tra gli attestati anche quello dell'amministrazione comunale rivana, che tre anni fa lo aveva invitato in municipio per un riconoscimento ufficiale, una bella occasione di festa per lui e per la sua bella famiglia. Nella sua vita e nella sua attività Isidoro può sempre contare sui figli Paolo e Roberto, ma anche sulla moglie Alessandra (83 anni) e sui nipotini Letizia e Filippo.

Un nonno che ha molto da raccontare e insegnare ai più giovani dopo una vita di lavoro (dall'Avviamento a Riva agli anni di fatiche alla Lotti costruzioni) e una pensione, dal 1988, che gli ha permesso di riscoprire questa vena creativa. Già: creatività, con pazienza e con passione.

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