Architettura / La storia

Arco, nuovo tetto a Villa Angerer (ma intanto i ladri si sono portati via quasi tutto)

L’antico Sanaclero rischiava di crollare, l’intervento della Soprintendenza lo mette in sicurezza. Ma dentro è una spoliazione continua: «Hanno provato a portare via anche un caminetto di marmo»
LE FOTO Com'è il Sanaclero dentro e fuori

di Chiara Turrini

ARCO. Il signor Giovanni Angerer probabilmente sarebbe sollevato da questa notizia: la Provincia Autonoma di Trento sta implementando le opere di manutenzione di quella che fu la sua villa prima e sanatorio del Clero poi. Non solo l'antico proprietario, anche gli abitanti del circondario, in particolare del Romarzollo, possono sentirsi rassicurati: il gioiello decadente di via Passo Buole è stato oggetto di una manutenzione del tetto che si era resa necessaria da tempo. La pioggia e le infiltrazioni sono state arginate per evitare che peggiorassero lo stato di precarietà attuale, facendo cedere i pavimenti e le solette dei piani superiori.

L'intervento è stato effettuato nel 2020, e sempre lo scorso anno si è deciso di rinforzare la cura del grande parco - circa 30 mila metri quadri abitati da specie rare di piante, importate e "acclimatate" ad Arco secondo la moda asburgica - oltre a controlli più serrati contro i vandalismi, una delle grandi piaghe che affligge l'ex Sanaclero.

La Villa in sé, costruita nel 1873 dal facoltoso Giovanni Angerer, distinto signore austriaco, ha conservato pochissimo degli antichi fasti. Quasi ogni stanza era riscaldata da una stufa a ole, un tempo unica fonte di calore. C'era perfino una sala biliardo. Pavimenti in parquet a spina di pesce emanano tutt'oggi un ricordo di vita vissuta. Il signor Giovanni morì un paio d'anni dopo la costruzione della villa, e il bene passò all'unico figlio già maggiorenne, Augusto, architetto. La famiglia Angerer ci teneva, al Bello. Mentre l'Arciduca Alberto piantumava il suo, di parco, acclimatando specie tropicali grazie al mite clima arcense, gli Angerer facevano lo stesso, quasi in una sfida all'ultima pianta "à la page". La pianta di sughero, da anni caduta, è il triste simbolo di un crepuscolo dell'estetica mitteleuropea.

All'interno della Villa, lo stesso sfarzo e cura del parco: è probabile, dicono dalla Soprintendenza, che gli Angerer fecero arrivare ad Arco maestranze viennesi per realizzare i dettagli. Come ad esempio stucchi, boiserie, marmi, le porte cesellate da fabbri esperti. Di tutto ciò, rimane quasi nulla. Sparite le magnifiche stufe ad olle, che ignoti (denunciati ai carabinieri) hanno smantellato e portato via.

Arco, Vigne, Villa Angerer, Sanaclero

«Hanno provato a rubare pure un caminetto - dice il responsabile della struttura, Sandro Stenico, di Patrimonio del Trentino, che è proprietaria dell'immobile - ma ce ne siamo accorti prima che finissero l'opera e abbiamo potuto mettere al sicuro il bene».

Le ronde notturne sono il primo atto di una stretta che potrebbe arrivare alle fototrappole, già chieste a gran voce dall'associazione Tutela del Romarzollo. «L'ideale sarebbe tornare ad aver un custode, secondo noi - dice Emanuela Cretti, referente dell'associazione Tutela Romarzollo, che da molti anni si interessa allo stato della struttura - per il momento noi "vicini di casa" di Villa Angerer chiamiamo le forze dell'ordine ogni volta che sentiamo rumori».

La protezione dell'edificio verso rischi umani e non è l'obiettivo attuale.

La manutenzione del tetto, effettuata dal Servizio Opere Civili della Provincia Autonoma di Trento, è arrivata dopo anni in cui veniva rimandata. L'azione ha interessato la Villa e la "stecca", ossia il lungo fabbricato su tre piani che si espande dalla Villa verso ovest, terminando nella chiesa del Sanaclero. La "stecca" risale al 1936, e ospitava le camere - capienza massima 100 posti letto - dei lungodegenti ricoverati per malattie polmonari, in primis la turbercolosi. È stato ristrutturato anche il tetto della chiesetta, dove i malati trovavano ristoro per l'anima mentre i medici di prendevano cura dei loro corpi. Fino all'anno scorso, la chiesa presentava un cedimento strutturale pressoché totale, tanto che era difficile e pericoloso accedervi. L'operazione ha ora permesso di conservare l'edificio, che ha purtroppo perso quasi del tutto gli affreschi e l'originaria eleganza.

«Un lavoro necessario, svolto egregiamente nonostante le difficoltà» commenta l'architetto della Soprintendenza Cinzia D'Agostino, che ha seguito lo sviluppo del progetto e che ci accompagna all'interno della struttura. Insieme a lei e a Stenico, c'è anche il responsabile della Soprintendenza, Franco Marzatico. Forse la "regina" dei grandi volumi abbandonati di Arco, Villa Angerer, anche conosciuta come ex Sanaclero, è stata oggetto di diverse idee e progetti di recupero, ma nessuno è arrivato a concretizzarsi. Il ruolo della Soprintendenza è stato decisivo, dato che l'intero bene è sottoposto a tutela. «Mantenere una integrità totale quando si tratta di intervenire su queste strutture è impossibile - spiega Marzatico - e si deve cercare il compromesso. C'è differenza tra una conservazione integrale e una integralistica, non possiamo pretendere di museificare queste realtà».

Il Soprintendente continua spiegando che la convivenza tra attività commerciale e salvaguardia è possibile, e che gli strumenti per raggiungere un equilibrio ci sono: la collaborazione tra comitati e commissioni, ad esempio. Certo è che per salvare l'ex Sanaclero dalla corrosione del tempo serve un intervento potente. Ed è qui che entra in gioco il bisogno di una cultura architettonica. «Le occasioni di recupero non possono essere colte "a qualsiasi costo" - continua - la tipicità dello stile esistente deve convivere con architetture dichiaratamente "nuove". I bilanciamenti e la quantità sono l'ago della bilancia». Di certo la tutela dell'ex Sanaclero passa per «un nuovo approccio» conclude Marzatico, che augura «più consapevolezza e conoscenza, in tutta la comunità».

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