Colonna sonora di Floriani per il film Una casa sulle nuvole

di Roberto Vivaldelli

S’intitola «Una casa sulle nuvole» ed è la storia di una coppia di rifugiati politici che ricevono una lettera di sfratto e intraprendono un lungo viaggio il Paese natio della madre per offrire al figlio di 10 anni, cresciuto in Italia, un’idea diversa di casa. È la trama del docu-film realizzato da Razi Mohebi e Soheila Mohebi, in fase di ultimazione.
La colonna sonora di questa pellicola è stata realizzata da un volto arcense molto conosciuto: l’ex assessore alla cultura ed ex consigliere comunale Massimiliano «Max» Floriani».
Floriani ha incontrato Soheila Mohebi Javaher e suo marito Razi Mohebi a Trento circa quattro anni fa. I due cineasti, infatti, vivono da anni nel capoluogo come rifugiati politici. Razi Mohebi appartiene infatti all’etnia hazara, che da sempre, nella storia dell’Afghanistan, ha subito persecuzioni e massacri. «Ho collaborato come comparsa in una scena di un loro film quattro anni fa. Li conosco per questo. E in questo film mi hanno chiamato per fare un’altra scena di comparsa. Chiacchierando hanno ascoltato le mie musiche e gli sono piaciute molto e mi hanno chiesto di fare la colonna sonora che ho scritto appositamente per il film» spiega Max Floriani, che ora vive in Armenia. «La colonna sonora l’ho scritta qui - spiega l’ex assessore - dove mi sono trasferito più di un anno fa e, oltre a gestire un ristorante italiano, sono responsabile delle attività culturali del Consolato Onorario d’Italia a Gyumri come volontario e scrivo musica contemporanea come hobby. In Armenia ho altri importanti progetti e collaborazioni musicali in cantiere».
Nel maggio 2017 Floriani ha pubblicato il suo primo album di musica minimalista «Le ceneri di Tito» insieme a Leonardo Omezzolli e a Maria Pia Molinari nell’ambito del progetto sperimentale «Mema/minimal music». «È principalmente la musica minimalista che ha influenzato tutti i miei lavori e anche questa colonna sonora. Perciò - sottolinea - ci sono riferimenti chiari al minimalismo dell’est Europa ma anche a quello americano e all’ambient. Cercando, seppur sia difficile, di trovare una mia propria strada stilistica. Sempre rammentando che la mia formazione è autodidatta e che non ho pretese se non quelle di dare un colore musicale a quello che vedo e provo. Specialmente in Armenia dove gli stimoli sono fortissimi». E la politica? L’ex assessore la vede così: «Il Trentino, come del resto buona parte dei Paesi europei, ha perso la bussola. Siamo rimasti invischiati in un sistema economico e rappresentativo che stava scricchiolando e che ora si avvicina all’implosione. Il centro sinistra, infatti, ne è la dimostrazione lampante. Da quando i partiti che hanno ereditato voti e leadership socialiste hanno smesso di essere socialisti e di occuparsi delle fasce deboli della popolazione, in favore di lobby economiche e bancarie. Perdendo il proprio consenso storico. In Trentino sarà lo stesso, e in una revisione delle autonomie noi dobbiamo pensare a reinventare uno status politico che fu grande. Ma che, oggi, non ha purtroppo statisti che possono brillare».

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