Storie di donne, otto premiate

In biblioteca di Arco, a Palazzo dei Panni, la proclamazione dei vincitori e la premiazione della 13ª edizione del concorso letterario «Storie di donne».

Sono state premiate le prime tre opere classificate nelle due sezioni, generale a tema libero e speciale sulla dipendenza dall’alcool (un buono-acquisto di 300, 200 e 100 euro), e le vincitrici dei premi a tema, novità di quest’anno, uno per la sezione generale (tema «Immigrazione con gli occhi di donna», un buono-acquisto di 300 euro) e l’altro per la speciale («La medicina di genere: migliori garanzie ai diritti della donna», buono-acquisto di 200 euro). Gli elaborati pervenuti sono 124.

Per la sezione generale prima classificata è Fabrizia Bort di Civezzano con il racconto «Chi sono», seconda Roberta Cadorin di Udine con «#metoo», terza Adriana Tasin di Madonna di Campiglio con «Sola», premio speciale immigrazione a Chiara Matterazzo di Belluno con «L’attesa».

Per la sezione speciale prima classificata Arianna Lattisi di Arco con «Carnevale», seconda Laura Fravezzi di Dro con «La mia mamma», terza Gina Viviani Casanova di La Spezia con «Nascondersi dietro la birra», premio speciale per la medicina di genere a Laura Marocchi di Riva del Garda con «Il giorno in cui scelsi».

Il concorso letterario «Storie di donne», lo spazio aperto alle voci femminili che raccontano di sé, della loro vita e delle loro esperienze, di ciò che è reale e quotidiano, ma anche dei sogni e delle ambizioni e uno sguardo (novità di quest’anno) a nuove emergenze della contemporaneità, è organizzato dall’assessorato alla cultura del Comune e dalla biblioteca civica «Bruno Emmert» in collaborazione con la funzione di Riabilitazione alcologica dell’ospedale San Pancrazio di Arco, per racconti brevi inediti in lingua italiana e autrici di tutte le nazionalità (ma scritti in lingua italiana).

Si ricorda che in biblioteca sono disponibili le pubblicazioni realizzate con i racconti vincitori e segnalati delle edizioni precedenti.

Le motivazioni della giuria. Per la sezione generale le motivazioni della giuria (composta da Cristina Bronzini, presidente, Giovanna Chiarani, Antonia Dalpiaz e Chiara Turrini) al premio a Fabrizia Bort: «Semplicemente un racconto che tutti dovrebbero leggere. Si tratta di un’analisi lucida e palpitante in grado di tratteggiare le emozioni provate in quel limite sottile tra ruoli stereotipati. La narrazione si alterna tra voce narrante esterna ed interna, rendendo comprensibili, quasi tangibili, emozioni e dubbi relativi all’identità, al bisogno di comunicare la propria personalità, da un lato, e all’incredibile sensazione generata dal dover agire segretamente, dall’altro. Degna di nota l’abilità narrativa di introdurre il racconto quasi come da un punto di osservazione segreto, uno spioncino dal quale sembra di seguire la protagonista fino a squarciare il velo del conformismo, avendo accesso ad un ambiente intimo e persino all’interiorità. Istruttivo il finale: a prevalere in qualsiasi circostanza non può che essere la comunicazione ed il benessere generato dal sapersi confidare all’altro (o all’altra)».

Premio speciale immigrazione a “L’attesa” di Chiara Matterazzo: «Si tratta di un racconto dolcissimo e delicato: la solidarietà femminile che sa sostenere, perché comprende, anche nel silenzio, superando i confini geografici, culturali ed anche la soglia del vero dolore. Il testo sa raccontare con maestria e cura la complessità di un fenomeno come la migrazione. Le diverse parti dell’elaborato sanno spaziare dal momento tragico della caduta in mare al momento del salvataggio, dalla difficoltà della ripresa fisica alla difficoltà di accogliere e farsi accettare, fino all’estrema paura di evocare ricordi. L’abilità narrativa riesce a scandagliare e dipingere emozioni profondissime, scandagliando persino momenti estremi come la paralisi emozionale generata dall’istinto di sopravvivenza oppure la lenta fase di attribuzione di fiducia in un altro essere umano. Si tratta di una fotografia vivida di un fenomeno complesso che tuttavia potrebbe essere semplificato dalla competenza umana (e femminile) di saper ascoltare, accettare, provare empatia e quindi inevitabilmente attendere».

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