Annegato a 15 anni, in 3 a processo

di Paolo Liserre

A più di quattro anni di distanza da quel tragico pomeriggio, approda in tribunale la drammatica vicenda di Abraham Kamenan, il ragazzo di 15 anni nativo della Costa d'Avorio annegato nelle acque del lago e davanti agli occhi della sorellina di 5 anni dopo essersi tuffato dalla piattaforma antistante la spiaggia dei Sabbioni. La famiglia del giovane ivoriano ha avviato una causa civile chiamando a rispondere di quella tragedia il servizio «Spiagge Sicure» e quindi la ditta «G&P Servizi», la Comunità di Valle che ha affidato il servizio alla stessa azienda di Niko Posenato, e il bagnino che quel giorno operava sulla torretta e in acqua nella zona dei Sabbioni. Con un risarcimento danni quantificato in circa mezzo milione di euro. I legali della famiglia di Abram hanno presentato la causa in tribunale a Trento ma per competenza territoriale il procedimento dev'essere incardinato a Rovereto e questo ha fatto slittare la prima udienza al prossimo 12 marzo.

Sulla terribile morte di Abraham Kamenan, avvenuta il 30 luglio del 2013, già la Procura della Repubblica di Rovereto, e nel caso specifico il pm Valerio Davico, aveva aperto un fascicolo d'inchiesta ipotizzando il reato di «omicidio colposo», anche sulla scorta della denuncia-querela presentata dal papà del ragazzo.

Vi fu una prima archiaviazione, poi il fascicolo venne riaperto, venne fatto un supplemento d'indagine che evidenziò alcune «anomalie» nella macchina dei soccorsi (tra il primo allarme all'arrivo dei sommozzatori trascorse quasi mezz'ora e la prima telefonata ai Vigili del Fuoco di Riva avvenne dopo tre passaggi) ma alla fine anche la Procura chiese e ottenne l'archiviazione del fascicolo non ravvisando responsabilità precise che potessero supportare la tesi di un nesso causale tra i soccorsi e la morte del ragazzo, ripescato a circa tre metri di profondità e ad una distanza tra 5 e 10 metri dalla piattaforma galleggiante).

Archiviazione sancita dal gip e sulla quale basa gran parte della sua linea difensiva la società «G&P Servizi» alla quale da anni il Comprensorio prima e la Comunità di Valle poi hanno affidato il servizio «Spiagge Sicure». Nella comparsa di costituzione in giudizio, il legale dell'azienda (l'avvocato Paolo Dal Rì di Trento) riprende numerosi passaggi della richiesta di archiviazione firmata dal pm Davico: «Gli stessi sommozzatori del 118 - si legge - ai quali si deve il recupero del corpo, pur agendo con tutta la necessaria solerzia e certamente dotati di più adeguata attrezzatura di quella di cui nell'immediato disponeva il bagnino, impiegarono circa trenta minuti per rinvenire il corpo.

E ciò consente - scrive il pm - di affermare con assoluta certezza che se anche fossero per ipotesi già stati presenti sul posto al momento del fatto (e questo a prescindere da ogni ritardo nell'allarmarli), non sarebbero riusciti comunque a scongiurare l'evento». «La G&P Servizi - afferma la difesa - ha posto in essere in maniera corretta e tempestiva ogni procedura e sforzo per trarre in salvo in tempo utile il minore Abraham Kamenan».

LE PRECISAZIONI

In merito all'articolo qui sopra, l'avvocato Roberto Russi, difensore dei signori Kamenan, precisa quanto segue. «Il processo non è stato differito per una questione di competenza, ma semplicemente per una questione procedurale». Inoltre, prosegue l'avvocato, «non può ritenersi dimostrata la insussistenza di alcuna responsabilità in capo alla G&P Servizi e/o degli altri soggetti contestualmente convenuti: questo potrà essere dimostrato unicamente nella fase istruttoria del processo civile che risponde comunque a meccanismi di valutazione, regole e a una motivazione distinta che non esclude a priori la sussistenza di responsabilità sotto il profilo civilistico». 

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