Altri bocconi avvelenati tra Massone e San Martino

di Chiara Turrini

«Ti è andata male! Vigliacco!», il messaggio è stato lanciato con un lenzuolo appeso sul cancello da cui spesso sbuca il muso di Aiko, cioè una cucciolona di razza Akita che abita la campagna-giardino della villetta dei proprietari, tra San Martino e Massone.

Due domeniche fa qualcuno ha lanciato oltre la recinzione un wurstel ripieno di veleno per topi, che il cane, abituato a scorazzare libero tra le vigne, ha presto addentato. È stata solo fortuna che il giovane proprietario di Aiko si sia affacciato sul giardino proprio in quel momento per darle da mangiare.

Il ragazzo ha notato che il cane aveva qualcosa tra le fauci e le ha imposto di lasciare il boccone. Meno male, perché ingoiarlo avrebbe significato una fine certa dopo giorni di agonia. La famiglia dei proprietari ha capito subito che il wurstel era stato farcito con le peggiori intenzioni ed è corsa dal veterinario: una cura ad urto e venti giorni di terapia per assicurarsi che Aiko non abbia ingurgitato nemmeno un granello di veleno. È seguita una denuncia ai Carabinieri.

I casi di bocconi avvelenati in zona si moltiplicano. Stavolta la cattiveria umana è arrivata a penetrare nel giardino di una proprietà privata pur di fare del male. I proprietari di Aiko ci tengono ad avvisare gli altri padroni, perché tengano alta la guardia e denuncino gli episodi criminali.

Il caso di Aiko spicca forse per crudeltà dell’agguato ai danni di un animale, è però vero che mai come in questo periodo si registrano avvistamenti e denunce di bocconi e trappole atti a ferire e uccidere. A volte ad andarci di mezzo sono i gatti, in modo forse preterintenzionale rispetto allo scopo di chi piazza per i cani le esche col veleno. Questo è quanto racconta al nostro giornale un altro proprietario di cane, che nei giorni scorsi si trovava a passeggio con il suo animale nell’olivaia sopra San Martino, poco distante dalla chiesetta del paese. L’uomo stava conducendo il cane al guinzaglio quando proprio nei pressi della chiesa ha notato la carcassa di un gatto che giaceva nell’erba tra le piante di olivo.

Poco più in là, neanche a farlo apposta, c’era un altro felino morto, il cui decesso è parso essere, secondo il testimone, antecedente di qualche giorno. «Non ho mai visto gatti morti nei prati, meno che mai due insieme - dice - e anche se non ho visto bocconi penso di poter collegare questi episodi. Da queste parti passeggiano molti cani con i padroni, c’è preoccupazione, io ad esempio sto pensando di far indossare la museruola al mio. Bisogna denunciare queste cose, affinché la gente stia attenta» conclude unendosi all’appello della famiglia di Aiko.

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