Ragazza di Ciago a Mosul cordina gli aiuti umanitari

La funzionaria di Intersos sta coordinando l'aiuto alle persone in fuga dalla città che i curdi e la coalizione Usa assediano per liberarla dall'Isis

di Chiara Turrini

L'esercito dei combattenti curdi sta avanzando velocemente verso Mosul, città irachena in mano alle forze dell'Isis, per liberarla dall'occupazione del cosiddetto Stato Islamico. I peshmerga arrivano con mezzi corazzati, in previsione di un ingresso da terra a est della città, mentre nel cielo voleranno gli aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Lo scontro sarà durissimo, i primi raid nei villaggi vicini hanno mietuto decine di vittime, e in questi giorni le Nazioni Unite e le Ong si preparano all'esodo della popolazione, in fuga dalla guerra.

A coordinare l'intervento dell'emergenza umanitaria c'è Alda Cappelletti, trentina, 38 anni, che lavora per l'organizzazione Intersos.

Mercoledì Alda ha raccontato cosa sta succedendo in Iraq ai microfoni del Giornale Radio delle 11 di Radio Uno Rai, in collegamento da Tikrit, città più sicura e base logistica per imbastire gli aiuti.

Alda Cappelletti è cresciuta a Ciago, frazione di Vezzano, in Valle dei Laghi, e oggi è il coordinatore internazionale delle emergenze di Intersos, una organizzazione umanitaria che offre il supporto alle popolazione colpite da un conflitto o da catastrofi naturali. Alda lavora da 12 anni per l'organizzazione no profit, la quale fu fondata nel 1992 con il sostegno delle Confederazioni sindacali italiane, e oggi opera in tutto il mondo. Per Intersos Alda ha ricoperto numerosi incarichi all'estero, a partire da quello di manager di progetti locali per arrivare, ora, a occuparsi della coordinazione delle emergenze.

«A Mosul la popolazione conta tra il milione e mezzo e il milione e settecentomila persone - ha spiegato Cappelletti - ora sono intrappolate in città in attesa della fuga». I profughi se ne andranno poco a poco, e la prima ondata di 200 mila persone si attende a giorni. I lavori per l'allestimento dei campi di accoglienza sono in piena attività. La situazione è ancora più delicata a causa delle caratteristiche demografiche degli abitanti di Mosul. «Si stima che il 50% della popolazione sia composta da bambini e adolescenti, ed è previsto che oltre un milione di persone sul totale si muoverà dalla città» ha precisato la coordinatrice, che sta lavorando con le squadre della Ong per venire incontro ai bisogni degli sfollati, in gran parte minori.

Non solo l'accoglienza e la prima assistenza, preoccupano anche le modalità di uscita dal conflitto nel perimetro urbano. La Croce Rossa internazionale ha lanciato l'allarme sull'uso di armi chimiche. La paura della comunità internazionale è che i civili vengano usati come scudi umani dai combattenti, fenomeno che si è verificato di frequente, come nel mese di giugno scorso a Fallujah, nel corso dello scontro tra forze dell'esercito iracheno e gli occupanti Isis. «Per questo ora si cerca di lavorare come comunità internazionale per ottenere corridoi umanitari che consentano il passaggio e la fuga dei civili dalla città sotto assedio».

Le prossime ore saranno cruciali. Per Alda Cappelletti il lavoro è frenetico, in attesa dell'arrivo dei curdi in città, quando con la guerra di liberazione scoppierà la fuga dei civili.

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