Villa San Pietro, si rinnega la storia

di Roberto Vivaldelli

L’allarme è stato lanciato l’altra sera pubblicamente dalle associazioni promotrici dell’evento - «Italia Nostra», «Comitato salvaguardia olivaia», «Comitato sviluppo sostenibile», «Mnemoteca Basso Sarca», «Wwf Trentino» - nell’affollatissimo auditorium dell’oratorio «S.Gabriele»: sostituire l’odierna Villa S.Pietro con le nuove palazzine è un errore che rischia di distruggere l’armonia del centro storico di Arco.
Benché non ci sia ancora un progetto vero e proprio, il piano di recupero di Villa S.Pietro - oggetto dell’appuntamento - è stato infatti aspramente criticato, in ogni suo aspetto, dai relatori presenti. In apertura è stato anche mostrato al pubblico un breve documentario che ha tracciato la storia della cementificazione e urbanizzazione cittadina degli ultimi trent’anni.
«Quando hanno tolto le impalcature dell’Olivenheim - ha detto la naturalista Chiara Parisi - qualcosa si è incrinato nel rapporto di fiducia tra amministrazione e cittadinanza. La posizione di Villa S.Pietro è ancora una volta molto delicata e questo ci preoccupa moltissimo. Ci si trova al limite del centro storico, a pochi passi dalla Collegiata e dai giardini centrali. Il rischio serio è quello di modificare l’equilibrio paesaggistico d’insieme di Arco. Andremo ad eliminare l’ennesimo tassello della nostra storia e della nostra identità. L’opera - ha ribadito Parisi -  andrà inoltre a cancellare un’altra fetta di verde importante: un’amministrazione coerente avrebbe dovuto tutelare questo parco come patrimonio collettivo».
L’architetto Beppo Toffolon, presidente della sezione trentina di «Italia Nostra»,  ha evidenziato le criticità delle nuove costruzioni dal punto di vista progettuale: «Di per sé questi edifici non sono brutti - ha affermato Toffolon - ma sono privi, come mostrano i rendering, di qualsiasi rapporto con il loro contesto. Dallo stesso rendering capiamo che l’ambiente in cui verranno realizzati questi tre nuovi blocchi di edifici non viene considerato; potrebbe essere tranquillamente la pianura padana. Si sarebbe dovuto spingere inoltre per la conservazione di gran parte di casa Piombazzi».
Beatrice Carmellini («Mnemoteca Basso Sarca») ha ripercorso la storia di Villa S.Pietro e lanciato un duro monito per il futuro: «Sono consapevole che la memoria non possa essere impressa nelle giovani generazioni - ha detto - ma ciò non significa rassegnarsi e consegnarci ancora una volta, dopo l’esperienza dell’Argentina, all’insensata fame di muri squadrati dal verde spelacchiato e penzolante che si sta impadronendo del nostro futuro; rassegnarci alla costruzioni di non-luoghi anonimi e stereotipati, al servizio di speculazioni e della logica del profitto; rassegnarci alla burocrazia, a leggi e leggine che si rimpallano da comuni a Provincia, da imprenditori e amministratori sordi, ciechi, indifferenti».
L’ex sindaco e avvocato Eugenio Mantovani nel suo intervento non ha risparmiato frecciate infuocate verso l’attuale giunta comunale (Betta in primis). Si è espresso inoltre sull’attuale vicenda giudiziaria dell’Ex Argentina, ricordando quando, nel 1996, da sindaco, disse «no» al calcolo dei volumi e vinse al Tar e al Consiglio di Stato: «Non sono giustizialista per natura - ha detto Mantovani -  però spero davvero in questo caso che giustizia sia fatta. Un invito che faccio agli attuali amministratori è quello di riprendere il buon costume di fornire le ragioni e dare le spiegazioni, cosa ben diversa dalla propaganda».

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