Il Garda punta al Patrimonio Unesco, ma prima serve il marchio identitario

di Davide Pivetti

Solo se la gente del Garda lo vorrà veramente il sogno di portare il lago nel «Patrimonio dell’Umanità» dell’Unesco si potrà realizzare. E al momento non tutte le condizioni sono maturate. Ad iniziare proprio dall’interesse e dalla passione delle genti che abitano il Grande lago.

Il «Forum del Garda 2016», organizzato dal Rotary rivano e ospitato ieri sera al «Du lac» di Riva, ha offerto un’occasione rara e propositiva per capire cos’è il Garda oggi e cosa potrà essere nei prossimi decenni, anche grazie alla non frequente presenza di tutti gli assessori regionali (e per noi provinciale) al turismo e a molti interventi, tra relatori e ospiti, di chi il Garda lo conosce bene.

Al saluto iniziale di Germano Berteotti, presidente rotariano e padrone di casa, ha fatto eco il benvenuto del sindaco di Riva Adalberto Mosaner: «Se vogliamo l’Unesco dobbiamo fare attenzione a tre elementi. Cura dell’ambiente (soprattutto penso alla qualità delle acque), offerta turistica (non solo ai numeri ma qualità) e collegamenti. Le rassicurazioni del ministro Delrio ci fanno ben sperare per la “Ciclabile del Garda”. Il progetto preliminare per la sponda settentrionale, da Limone a Malcesine c’è già. Quanto a Navigarda le concessioni governative andrebbero direttamente attribuite alle regioni».

Alla soddisfazione di Michele Dallapiccola, assessore provinciale al turismo e all’agricoltura in Trentino, per la capacità del Garda di unire «paesaggio, turismo e agricoltura di qualità», fa eco l’auspicio di Federico Caner, assessore regionale veneto: «Il tema dell’agricoltura è fondamentale perché dobbiamo capire che esiste un retroterra fondamentale per i nostri prodotti enogastronomici. Un elemento che rende il soggiorno del turista di alta qualità».

La priorità lombarda è la viabilità. «Le gallerie di Gargnano - dice Mauro Parolini, assessore regionale - rappresentano un problema fondamentale per la viabilità sul lago. C’è l’impegno del ministro a realizzare i lavori entro tre anni, obiettivo difficile ma raggiungibile. Quanto alla ciclabile il governo l’ha inserita tra i cinque progetti di interesse nazionale, ma per realizzarla serviranno 120 milioni di euro, e per ora ne abbiamo 40. Su tutto la condizione essenziale è che l’acqua del lago resti di grande qualità, il collettore fognario è questione fondamentale e il rischio di emergenze è alto. Oggi il Garda è la terza destinazione turistica in Italia, vogliamo diventi la prima».

Il forum ha poi offerto le relazioni proposte dai tre club rotariani del Garda. Dell’identità gardesana ha parlato Maurizio Rossini, amministratore unico di Trentino Marketing: «Fin da piccoli impariamo a riconoscere il lago per la sua forma curiosa, e così avviene in tutta Europa. Il Garda diventa luogo che incuriosisce e si decide di visitarlo. Ora dobbiamo immaginare il lago come “marca territoriale”. Dietro ad un marchio c’è un immaginario straordinario, e le persone sono disposte a spendere molto di più del valore oggettivo di quel bene». Rossini riferisce gli esiti non incoraggianti di una recente indagine tra i turisti: «I giudizi negativi sono meno del 7%, ma c’è un 70,5% che esprime un giudizio neutro. Elemento sul quale lavorare. Dobbiamo creare stupore, entusiasmo, qualcosa che il turista non si aspetta. Attenti alla mobilità; strade più veloci e dritte portano più ospiti da cono gelato. Da noi, invece, bisogna mettere via l’auto. Da Riva a Torbole si va in bicicletta. Il Garda da bel luogo di vacanza deve diventare luogo tra i più interessanti dove passare il resto della vita».

Franco Todesco, già presidente della Comunità del Garda, fa il punto sulle infrastrutture: «Sul Garda abbiamo 22 milioni di presenze e i collegamenti servono, ma alcune infrastrutture possono essere degenerative del sistema. Si pensi alla Tav tra i vigneti del Lugana. L’anello stradale delle Gardesane si è chiuso negli anni Trenta, da allora poco è cambiato. Ampliata la Garda-Lazise, ma da lì a Peschiera non è cambiato nulla e c’è grande promiscuità di mezzi, pedoni, ciclisti. Nulla di nuovo per la Gardesana Orientale. Nel Garda trentino il tunnel di Mori è un’incompiuta. Trento, spesso più avanti di veneti e lombardi, questa volta non ha saputo prendere decisioni. Il collegamento con la Vallagarina è rimandato al 2020».

A Francesca Subrizi e Franco Ottonelli, dell’istituto turistico di Desenzano, il compito di fare il punto sulla formazione professionale: «L’alternanza scuola-lavoro non è più ospzionale - ha ricorato Subrizi - ormai avviene per un minimo di 400 ore, grazie agli imprenditori più illuminati del territorio. Così si formano i futuri tecnici del turismo». «Il fattore umano è prioritario - aggiunge Ottonelli - se trascurata l’accoglienza diventa punto di debolezza. Una volta gli operatori consideravano un fastidio la formazione in azienda. Adesso non è più così».

Vivace la tavola rotonda moderata dal direttore de «l’Adige» Pierangelo Giovanetti con alcuni interventi importanti: «Per arrivare all’Unesco serve un interesse vero della gente - dice Marco Benedetti, presidente di “Garda trentino spa” - dovremmo iniziare a convincere anche i bambini. Nelle Dolomiti non vedo grande partecipazione per il riconoscimento ottenuto. Le code? Nessun turista se ne lamenta, sono molto più attenti a quello che ricevono, e il passaparola fa ancora il 50% delle presenze».

«Se chiediamo ad un turista in vacanza sul lago in quale regione si trova ci risponderà “nel Garda” - aggiunge Paolo Artelio, presidente di Garda Unico e Garda Veneto -  da un’altra ricerca emerge che ci sono 20 milioni di tedeschi che ancora non ci conoscono e sono abbastanza vicini. Possiamo andare a “prenderli”, se siamo uniti».

La consueta passione gardesana nelle parole di Pierlucio Ceresa, segretario generale della Comunità del Garda: «Il servizio di navigazione va regionalizzato, ma Trentino e Veneto sono per l’ente dedicato, la Lombardia invece vuole gestire più laghi. La situazione attuale penalizza il Garda. Serve un cambio di visione. Della navigazione facciamo la metropolitana del Garda. Bastano piccole infrastrutture, come i parcheggi, ma soprattutto dobbiamo investire in sensibilità». Per Ceresa altra priorità e la depurazione delle acque: «Servono 220 milioni di euro per qualificare la depurazione del Garda. Ora tutto va a Peschiera, bisogna rendere autonomi i reflui lombardi e potenziare l’esistente».

A portare la voce dell’aeroporto «Catullo» il rivano Enio Meneghelli, a lungo presidente dell’Apt altogardesana: «Il Garda ha eccellenze ma oggi non è un’eccellenza. Non è luogo dove si va per provare sensazioni garantite, non è ancora una “marca”. Prima di puntare al riconoscimento Unesco cerchiamo di averne i requisiti. Meglio stupire che deludere».

Infine Manfred Schweigkofler, della Dornier Consulting: «Anche 200 milioni di americani non conoscono il Garda così come 2 miliardi di cinesi e indiani. Ci serve un brand, un marchio distinguibile che dia emozione, trasmetta valori e aspettative. Il turista vuol venire qui, dopo deve voler tornare».

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