«Arcobonsai», i piccoli alberi non ci stanno più al Casinò

Ottime le presenze e i visitatori, ma c'è aria di crisi per carenza di spazi utili. L'organizzazione paventa la possibilità di cedere il format ad un ente fieristico

di Chiara Turrini

Bilancio dolceamaro per «Arcobonsai 2016». Dolce perché la manifestazione, giunta alla 31ª edizione, ha registrato un successo eclatante, anche grazie alla concomitanza con diversi eventi, come l’Ascensione e la festa della mamma. Amara perché le prospettive della rassegna arcense sono poche, anzi zero, dicono dall’organizzazione. All’orizzonte potrebbe profilarsi la cessione del format di «Arcobonsai» ad un ente fieristico: «Magari loro potrebbero inventare una soluzione al problema degli spazi, visto che sono professionali...» commentano.

«Siamo partiti con 4 espositori, oggi siamo in 70 - dice il presidente Gabriele Sbaraini - ma potrebbe essere arrivato il momento di pensare a una “decrescita felice”».

Una provocazione ma non troppo: la manifestazione quest’anno ha fatto numeri mai visti, con oltre 3000 ingressi al Casinò, superando in due giorni le cifre della passata edizione, quando l’esposizione di giorni ne durava tre. Settanta espositori, 12 floricoltori e vivaisti per «Arco Fiori», sei bancarelle del mercato contadino, altrettante associazioni addette ai punti ristoro, quattro invece con gli stand di promozione.

Tra due settimane Sbaraini e i suoi si recheranno in Ungheria, per ricevere la nomina a sede del congresso internazionale di «Eba», l’associazione europea dei bonsaisti, che dovrebbe arrivare ad Arco per la terza volta nel 2018. Il congresso nazionale dell’Unione Bonsaisti Italiani ha portato ad Arco oltre 400 persone, con un evento europeo il numero potrebbe almeno triplicare.

Nel frattempo, per il prossimo anno ci sono già i contatti con la «Ibs», associazione degli Istruttori Bonsai e «Suiseki», per ospitare il congresso nazionale.

«Però abbiamo strutture per organizzare eventi di un certo livello. Non oltre quel livello - continua Sbaraini - abbiamo rinunciato a un congresso mondiale, dobbiamo misurarci con quello che abbiamo. Certo, possiamo sopperire con amicizia e un clima familiare, ma è dura dire ai presenti alla premiazione del Trofeo che devono stare in piedi perché non ci sono posti a sedere. Ed è così che è andata a finire».

Sbaraini ricorda con affetto la volta che nel 2000 l’hotel «Palace» ampliò la sala da pranzo per ricevere i 240 invitati alla cena di gala. O si cresce o si muore. Il Comune aveva promesso l’abbattimento del muretto che separa viale delle Magnolie e il complesso Ex Armanni, ma Sbaraini è prudente e non si sbilancia: «Gli ampliamenti vanno studiati bene». La soluzione preferita resta il Casinò, sul quale però pende l’ipotesi Smag.

L’estremo rimedio al male degli spazi è passare la palla. Pare esserci l’interesse di un ente fieristico. «Però dovrebbero tenerlo ad Arco, altrove non avrebbe senso - ribadisce Sbaraini - ma piuttosto di veder morire il lavoro di 31 anni, è meglio così».

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