Villa S.Pietro, dubbi ambientalisti sul piano di recupero

di Roberto Vivaldelli

Quanti dubbi e perplessità sul piano di recupero di Villa S.Pietro. Su questo tema le associazioni ambientaliste - Italia Nostra, WWF Trentino, Comitato per lo sviluppo sostenibile e Comitato tutela dell’olivaia - hanno depositato le proprie osservazioni e critiche alla commissione per la pianificazione territoriale della Comunità e al servizio urbanistico e tutela del paesaggio della Provincia.
Secondo gli ambientalisti il progetto è da rivedere in toto: «L’esame del piano di recupero per Villa S. Pietro - osservano - induce il fondato timore che l’interesse generale non sia rispettato: la tipologia architettonica, l’altezza, la presenza di ampi balconi, le coperture terrazzate rendono inammissibile l’inserimento nel centro storico di Arco degli edifici progettati. Sorgono quindi forti perplessità sull’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Commissione, che pare non abbia prestato adeguata attenzione al contesto circostante».
Una Villa S.Pietro che risulterebbe quindi totalmente fuori contesto: «La connessione visiva - affermano le associazioni ambientaliste - tra i giardini e il fiume Sarca, che sarebbe resa possibile grazie all’arretramento del sedime dei nuovi edifici lungo via S. Pietro, in realtà viene in larga parte pregiudicata dalla presenza di balconi aggettanti fino al limite della carreggiata stradale e della struttura metallica di sostegno delle «quinte verdi». Inoltre, il richiamo esplicito alla «città di cura», rimanda senz’altro alle tipologie edilizie caratterizzanti il periodo asburgico, e quindi è incompatibile con tipologie edilizie che eliminano ogni riferimento storico e geografico, per inserire un elemento anomalo in un tessuto urbano di tutt’altro carattere».
Inoltre, ci sono forti perplessità anche sul fronte delle altezze delle nuove strutture: «L’altezza del colmo del più alto dei corpi esistenti - osservano - quello che prospetta su via S. Pietro, è di 15,10 metri  con altezza a metà falda di 14,40 metri. Tenendo conto della differenza di livello della quota caposaldo rispetto al terreno esistente, si può ragionevolmente affermare che i nuovi edifici avrebbero un’altezza superiore di due metri rispetto al più alto dei corpi esistenti. Rispetto agli edifici ubicati in via Galas e in via Pomerio, che costituiscono il più diretto riferimento visivo, i nuovi edifici li sovrasterebbero di 3 o 4 metri».
Non sarebbe nemmeno garantita, secondo gli ecologisti, la presenza di una vasta area verde, nonché la riqualificazione della via con la realizzazione di un percorso pedonale alberato: «Il piano di recupero adottato nel 2008, che prevedeva un solo edificio con un bonus energetico di 700 metri cubi, è stato sostituito - non si comprende per quale ragione, dato che l’interesse collettivo ne risulta pregiudicato - con un nuovo piano di recupero che prevede tre corpi di fabbrica e un bonus energetico aumentato a 2086 metri cubi. Se attualmente la superficie a verde alberato è pari a 2541 metri quadrati, in futuro il verde privato di Villa S. Pietro sarà circa 1250 metri quadri. Pertanto, da indice di copertura a verde pari al 65 % si scenderà al 35 %. Inoltre - affermano - non risulta praticabile la piantumazione di alberatura di alto fusto nell’aiuola prevista lungo via S. Pietro, in quanto la presenza sovrastante dei balconi sporgenti precluderebbe lo sviluppo di un’alberatura di questo tipo». Le associazioni ambientaliste invitano pertanto la commissione paesaggistica a revocare l’autorizzazione.

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