L'idea per l'ex Quisisana ad Arco, museo con la collezione di Sgarbi

di Davide Pivetti

L’idea è di quelle che che sembrano tirate fuori all’ultimo momento da un cilindro, ma potrebbe essere una proposta interessante per Arco e per dare un senso almeno ad una parte degli enormi volumi dell’ex Quisisana, il sanatorio abbandonato in via Capitelli.

La proposta è quella di portare in quelle stanze l’enorme collezione di opere d’arte di Vittorio Sgarbi - si tratta spesso di capolavori - critico d’arte e noto personaggio televisivo. Sarebbe il punto d’arrivo di un ragionamento più ampio che il Patt arcense sta portando avanti sui grandi volumi e sul ruolo che i privati potrebbero avere nel loro rilancio.

L’amministrazione comunale ha chiesto all’assessore all’urbanistica Carlo Daldoss la possibilità di togliere il vincolo pubblico che finora ha vietato lo sviluppo di tali compendi. L’ennesimo appello è giunto nel giorno dell’inaugurazione di «Villa Italia» attraverso la richiesta verbale dell’on. Mauro Ottobre alla presenza dell’amministrazione comunale e dei consiglieri provinciali Nerio Giovanazzi e Luca Giuliani.

Nel suo discorso Ottobre evidenziava la necessità di intervenire sulla Legge urbanistica presentata da Daldoss. Le modifiche da lui richieste riguardano la possibilità per i volumi di prevedere la ristrutturazione mediante l’intervento dei privati e l’eventualità di partnership fra pubblico e privato. Ora Giovanazzi ha depositato una proposta di legge per andare incontro a queste esigenze.

Tra gli effetti pratici potrebbe esserci proprio l’arrivo della collezione Sgarbi in quel di Arco: «Ho incontrato a Roma, con il governatore Ugo Rossi, il professor Sgarbi, che è alla ricerca di un Comune che possa ospitare le oltre 3.000 opere d’arte da lui detenute. Siamo ora in attesa di una sua visita al Quisisana, spazio adatto a tale scopo.

La realizzazione di un museo aperto al pubblico ad Arco prevede tra le 70 e le 80 mila visite all’anno, oltre a essere rilancio culturale per il nostro comune. Ciò offrirebbe la possibilità di progettare master collegati per rendere Arco uno snodo culturale importante. Ma per fare ciò - dice Mauro Ottobre - occorre la presenza del privato».

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