"Al rifugio Marchetti ci pensiamo noi"

di Roberto Vivaldelli

Il rifugio Marchetti non può rimanere chiuso. Questa la convinzione dell’amministrazione comunale arcense, la quale, attraverso una mozione presentata dal partito democratico cittadino, su iniziativa del consigliere Dario Ioppi, è pronta anche a valutare la possibilità di ristrutturare il presidio del Monte Stivo a proprie spese.

Una proposta che la maggioranza consiliare è pronta a lanciare alla Sat trentina, purché, in cambio, il rifugio venga ceduto al comune a titolo non oneroso. «Da parecchio tempo - scrive il gruppo consiliare del Pd - il nostro rinomato e storico rifugio Marchetti è al centro di una diatriba tra enti e persone che, pur di non ragionare e individuare un punto di incontro, cercano di spuntarla gli uni sugli altri, con risultati non costruttivi per la nostra comunità. Non volendo entrare nel merito della situazione, alquanto spiacevole, si registrano però i fatti: la struttura ad oggi è chiusa, non giace in condizioni ottimali e necessita di una ristrutturazione. E a tutti i potenziali fruitori manca un servizio essenziale. Occorre concentrarsi sul merito della questione, vogliamo la riapertura del rifugio».


Ioppi spiega le ragioni della sua proposta, che sarà discussa a breve in consiglio comunale: «L’obiettivo - osserva Ioppi - è quello di sensibilizzare e dimostrare che l’amministrazione è presente, il rifugio è un bene collettivo, un riferimento per il nostro territorio. Non vogliamo entrare nel merito della diatriba. La struttura ha bisogno di un intervento importante, attualmente non è a norma».

Per il sindaco Alessandro Betta l’amministrazione non può sottrarsi nell’intervenire per tentare di riportare la situazione alla normalità: «Lanciamo un appello - commenta Betta - il rifugio non può rimanere chiuso ancora a lungo. Se la Sat trentina non ha la possibilità economica di ristrutturare lo stabile, ci pensiamo noi. Sebbene non sia l’unico stabile da riqualificare sul nostro territorio, con una spesa tutto sommato contenuta è possibile ipotizzare un intervento, parliamo di circa mezzo milione di euro. Chiaramente per il Comune non avrebbe alcun senso comprarlo, ma non possiamo nemmeno vedere un rifugio di quella valenza andare verso una fine ingloriosa, un depauperamento di tutto quello che è il monte Stivo.

Quest’estate le altre attività economiche presenti in quella zona hanno avuto non poche difficoltà legate a un calo delle presenze, non possiamo più permettercelo».
Il dispositivo della mozione impegna la giunta comunale, oltre a valutare la possibilità di intervenire attivamente con la ristrutturazione, di attivare, con l’aiuto della Sat arcense, un confronto per riuscire a sbloccare la situazione; avere risposte rapide dalla Sat di Trento sulle sorti del rifugio; vagliare la possibilità di ottenere fondi provinciali per la messa a norma dello stabile.

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«Rifugio Marchetti» è stato, suo malgrado, al centro delle cronache negli ultimi mesi per via della disputa - anche legale - tra l’ex gestore Matteo Calzà e la Sat trentina. Ancora oggi il presidio del Monte Stivo è chiuso, senza certezze sul futuro e sulla prossima riapertura.

Eppure la storia di questo stabile è gloriosa quanto importante per tutta la comunità. Situato a 2009 metri sul livello del mare, lo stabile fu progettato dall’allora podestà di Arco Carlo Marchetti e realizzato sotto la supervisione di Giacomo Martinelli. I lavori iniziarono nel 1905 per terminare l’anno successivo con l’inaugurazione ufficiale, datata 7 ottobre 1906.
La costruzione del rifugio nacque da un’idea del dottor Vittorio Stenico, il quale decise, con il benestare della Sat, di acquistare il diritto di costruzione sui pascoli dei fratelli Finotti posti in vetta allo Stivo.
Il rifugio venne poi intitolato a Prospero Marchetti, arcense, cofondatore nel 1872 insieme a Nepomuceno Bolognini ed altri trentini della Sat, di cui fu il primo presidente. L’edificio non risultò particolarmente danneggiato dagli scontri della Prima Guerra Mondiale e venne riaperto al pubblico nel 1921. Fu quasi distrutto invece dai combattimenti del secondo conflitto mondiale, salvo poi essere ristrutturato e riaperto nel luglio 1954. <+firma_coda>R.V.<+testo>

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