Caso Amsa, le osservazioni di Veronesi al vaglio dei responsabili anticorruzione del comune

Renato Veronesi ha messo nero su bianco le proprie osservazioni alla bocciatura, da parte dell'Autorità nazionale anticorruzione, della sua nomina a presidente della società Amsa. Le ha inviate ai responsabili municipali dell'anticorruzione, al segretario Rolando Mora e al responsabile della prevenzione della corruzione, l'avvocato Michele Pizzini. Saranno loro a vagliare le argomentazioni dell'ex sindaco ed ex assessore Veronesi (Pd) e semmai a inviarle nei prossimi giorni all'Autorità nazionale.

La contestazione, inviata per email in municipio martedì 12 maggio 2015, è fatta in base al decreto legislativo 39 del 2013, quello che predispone un'«astinenza» di 2 anni da incarichi di potere in società a controllo pubblico per ex amministratori, come appunto Veronesi. L'Amsa è l'azienda del comune di Arco che gestisce casinò, campeggi, piscina e parcheggi. L'Autorità aveva dato 20 giorni di tempo al Comune, per essere precisi a Mora e a Pizzini, per presentare delle contro deduzioni.

Era stato il Movimento 5 stelle a chiedere un intervento dell'Autorità nazionale anticorruzione. «È grazie alla nostra segnalazione - hanno fatto sapere i consiglieri Gabriella Santuliana e Giovanni Rullo e il deputato Riccardo Fraccaro - che l'Autorità ha sancito la sussistenza della causa di inconferibilità nei confronti di Veronesi per aver assunto la carica di presidente della società comunale nonostante nei due anni precedenti sia stato componente della giunta di Arco».

Le contestazioni dell'Autorità (Anac) vertono su due punti: «Il consiglio di amministrazione (di Amsa ndr.) il 26 febbraio 2015 - scrive l'Anac - ha deliberato che "al presidente spetterà la rappresentanza legale della società"». Fattore per il quale l'incarico sarebbe «inconferibile dovendosi ritenere ricompresa nella definizione di deleghe gestionali dirette anche la rappresentanza in giudizio dell'ente»; e proprio la «delega gestionale diretta» è vietata per due anni dal decreto legislativo per chi rivestiva ruoli di amministratore in un Comune o Provincia.

Il secondo passaggio: «La norma prevede che a coloro che nei due anni precedenti abbiano ricoperto cariche politiche negli stessi comuni che conferiscono l'incarico, non possono essere conferiti incarichi di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico (come Amsa ndr) da parte di un comune con popolazione superiore a 15 mila abitanti. Nel caso in esame - scrive l'Autorità - il 13 febbraio 2015 Renato Veronesi si è dimesso da consigliere del comune di Arco, che ha una popolazione di 16.871 abitanti (Istat 2011). Sulla base di quanto sopra - conclude l'Autorità - sussiste una causa di inconferibilità, a carico di Renato Veronesi, per aver assunto la carica di presidente con deleghe gestionali dirette... Quale conseguenza dell'ipotesi di inconferibilità rilevata, ai sensi dell'articolo 7 del decreto, l'atto di conferimento dell'incarico, adottato in violazione del citato decreto, e il relativo contratto è nullo».

Lo scorso lunedì in consiglio comunale infuocato dibattito, attorno a una mozione dei Cinque Stelle che chiedeva di revocare immediatamente la nomina a Renato Veronesi. La maggioranza ha respinto la richieste dei grillini che chiedevano al consiglio comunale di discutere la mozione con procedura d'urgenza: «La questione - ha replicato in aula il sindaco Alessandro Betta - in questo momento non è più politica ma strettamente giuridica, pertanto non sussiste l'urgenza. Nella giornata odierna - ha spiegato il primo cittadino - Renato Veronesi ha presentato le sue controdeduzioni ai due referenti dell'anticorruzione, che è esattamente quello che prevede la norma. Da parte nostra abbiamo fatto tutto, siete solo bravi a "cavillare"».


Dura la replica di Giovanni Rullo: «Non è mai successo che un'amministrazione comunale non tenga conto del parere di un'istituzione nazionale così importante, di questo caso ne stanno discutendo anche importanti giuristi sulle prime pagine dei giornali. Critiche anche dai consiglieri di minoranza Andrea Ravagni e Bruna Todeschi: «L'amministrazione ha commesso una leggerezza, un solo parere legale per Veronesi, per quanto autorevole, non era assolutamente sufficiente». Il dibattito è poi proseguito a distanza sui social network, col deputato Riccardo Fraccaro (M5S), presente peraltro in aula tra il pubblico, che ha sferrato un duro attacco al sindaco Betta: «Ho appena assistito ad un consiglio comunale dove il sindaco del Pd Alessandro Betta ha sostenuto che il parere dell'Autorità nazionale anticorruzione non è vincolante e che Cantone ha preso una "cantonata". Incredibile. Prima il Pd nasconde le sue drammatiche mancanze in tema anticorruzione nominando Cantone ed utilizzandolo come un feticcio, poi se ne infischia delle sue valutazioni. Ma non finisce qui». Non si è fatta attendere la risposta del primo cittadino: «Sono profondamente deluso ? ha scritto Betta - se un onorevole come Riccardo Fraccaro scrive una simile distorsione della realtà, allora i Cinque Stelle cercano solo polemiche come la vecchia politica che rigetto».

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