La «marcia delle carrozzine», tra mille ostacoli

Gradini, cordoli, discese e salite ripide, restringimenti, radici affioranti, ma soprattutto tratti di pista pericolosi. Dove, a rischiare, ogni giorno, nella più totale confusione in quanto a norme del Codice della strada, sono soprattutto coloro che - per muoversi - devono affidarsi sempre e solo ad una sedia a rotelle

di Paola Malcotti

Gradini, cordoli, discese e salite ripide, restringimenti, radici affioranti, ma soprattutto tratti di pista pericolosi. Dove, a rischiare, ogni giorno, nella più totale confusione in quanto a norme del Codice della strada, sono soprattutto coloro che - per muoversi - devono affidarsi sempre e solo ad una sedia a rotelle.
Ecco perché la "Day of immobile persons and of power chairs", ovvero la giornata di mobilitazione per i diritti di circolazione delle persone in carrozzina e scooter con motore elettrico, ha visto ieri grande adesione da parte di chi ha voluto così manifestare apertamente il proprio dissenso verso la scarsa considerazione, le incertezze e le difficoltà cui sono sottoposti ogni santo giorno i portatori di handicap.
Non solo cittadini altogardesani, ma anche altri provenienti da diverse parti del Trentino e dell'Alto Adige, uniti tra loro dallo spirito dell'iniziativa promossa dal professore Augusto Tamburini che si è concretizzata in una pacifica marcia di protesta, snodata - non a caso - lungo i 5 chilometri di pista ciclabile tra Arco e Riva, a tratti davvero stretta e pericolosa, per rimarcare così il principio descritto nell'articolo 3 della Costituzione relativo all'uguaglianza. Principio che però, nella realtà, non vede la sua piena applicazione. «Quanto sancito dalla Carta costituzionale e dalla convenzione dell'Onu - spiega Tamburini - stride con tutto ciò che succede in Italia intorno al mondo dell'handicap. Il Codice della strada considera le carrozzine motorizzate strumenti di ausilio alla circolazione dell'individuo, nonostante queste viaggino su ruote e come minimo a 15 km/h. Il vuoto normativo impedisce però di tutelarle come veicoli, poiché non sono né targate né immatricolate, gettando confusione e limiti in quanto a circolazione (su strada, marciapiedi o piste ciclabili?) e copertura assicurativa».
«Siamo rimasti fermi ad una normativa arretrata - hanno aggiunto i promotori dell'evento - che non prende in considerazione il fatto che in questi anni c'è stata una svolta tecnologica in quanto a mobilità su carrozzine: ecco perché ci deve essere un adeguamento importante al Codice della strada, ecco perché chiediamo maggior sensibilità e un occhio di riguardo da parte delle forze dell'ordine».
«Questa giornata ha voluto gettare un primo seme nella cultura del diritto - ha osservato Ubaldo Bacchiega di Bolzano - a cosa servono braccia e gambe se non si usano cuore e cervello? Sopra a ogni sedia a rotelle esistono innanzitutto uomini e donne, con un organo pensante, un'anima e soprattutto entusiasmo e voglia di vivere. Noi vogliamo andare oltre gli ostacoli e le barriere, fisiche e mentali. Chiediamo uguaglianza, dignità e rispetto, vogliamo contribuire alla costruzione di un mondo in cui diversità sia sinonimo di ricchezza. La disabilità deve essere vista come diversa abilità e non come un handicap. Desideriamo avere l'opportunità di muoverci in piena libertà e senza pericolo di incorrere in interventi disciplinari limitanti».
Sono tanti quelli che hanno voluto ieri far sentire la propria voce, come Graziella Anesi di Baselga di Piné, presidente di Handicrea, e Luciana Loner, la passionaria di Rovereto che da anni porta avanti le battaglie sue e di altri. Al loro spirito hanno fatto eco poi anche alcuni esponenti politici locali e provinciali presenti - a titolo personale - all'evento. «E' mia intenzione presentare a brevissimo una mozione al presidente Pacher - ha detto Claudio Civettini - affinché nella legge che disciplina l'erogazione dei contributi alle imprese venga inserita una norma che preveda anche l'adeguamento dei bagni pubblici, in modo tale da dimostrare un'immediata anche se minima attenzione ad uno dei tanti problemi cui vanno incontro ogni giorno le persone disabili».
Infine un appello ai sindaci di Riva e Arco, affinché le barriere presenti sulla pista ciclabile possano essere eliminate: «Il tracciato è pericoloso - hanno osservato i disabili - e chi, sano, ha provato a percorrerlo assieme a noi, seduto su una carrozzina spinta da altri, ora lo sa».

 

 
 

 

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