Minacce a Sighel, un forte no

di Giorgia Cardini

Sala piena e solidarietà incondizionata, senza «se» e senza «ma», al presidente dell’Asuc di Miola di Pinè Massimo Sighel, destinatario di una pesante lettera di minacce un mese fa.

Se qualcuno aveva dubbi, sulla risposta che la comunità di Pinè (ma anche tanti cittadini di altri comuni del porfido) avrebbe dato a chi si rimette a metodi di stampo mafioso, dopo lunedì non li ha più.

La serata per Sighel, organizzata dal Coordinamento Lavoro Porfido che da circa tre anni si batte in tutte le sedi perché nel settore trionfi la legalità, ha infatti visto affluire nella sala dell’ex canonica oltre 50 persone tra semplici cittadini, rappresentanti di altre Asuc (quelle rimaste a fianco di Miola nella causa per danni ai comuni di Baselga e Lona Lases), consiglieri comunali di minoranza ed esponenti politici del Movimento 5 Stelle. In questo «abbraccio» a Sighel, è spiccata la totale assenza dell’amministrazione comunale guidata da Ugo Grisenti, stigmatizzata dal consigliere della Lega nord, Carlo Giovannini, ma anche la mancanza di attestati di solidarietà da parte dei vertici della Provincia (in particolare dell’assessore all’Industria Alessandro Olivi e di Ugo Rossi), sottolineata dal deputato dei 5 Stelle, Riccardo Fraccaro, presente insieme al consigliere provinciale Filippo Degasperi.

Il ruolo delle Asuc in relazione allo sfruttamento del porfido è stato il filo conduttore dell’incontro.
L’ex sindaco di Lona Lases e membro del Clp Vigilio Valentini - introducendo il dibattito - ha ricordato che minacce e atti intimidatori non sono una novità e si registrano da metà anni Novanta, da quando la sua amministrazione cominciò ad alzare i canoni delle cave, «scandalosamente bassi», vincendo poi 25 cause intentate da 11 imprese diverse.
E proprio quello dei canoni è il nodo che ha portato alla situazione di attuale enorme tensione nei comuni del porfido: dietro la causa sulla proprietà della p.f. 2454/2 di San Mauro, attribuita dopo dieci anni di battaglie legali alle Asuc, che hanno battuto i Comuni di Baselga di Pinè e Lona Lases, c’è l’entità dei canoni stimata a inizio anni ‘90, sui lotti contesi, dall’ingegner Tomasi (che ha fatto un appassionato intervento sul diritto esclusivo delle frazioni di ricavare il massimo dalle loro proprietà).

«La rapina» derivante da canoni ridicoli, come l’ha definita Valentini, ai danni delle comunità proprietarie dei terreni però può finire, se le Asuc saranno in grado di affermare in maniera forte il proprio ruolo e la propria unità; Valentini ha polemizzato coi presidenti «voltagabbana» di alcuni comitati frazionali, chiamando in causa anche l’Associazione provinciale delle Asuc guidata da Roberto Giovannini, impegnata in questi giorni al tavolo in cui viene scritto il regolamento attuativo della nuova legge del settore, approvata quest’anno e criticata in tutti gli interventi.
Giovannini ha ribattuto che, al momento della stesura della legge, l’associazione ha fatto sentire forte la propria voce per riaffermare che le Asuc devono avere l’ultima parola in materia di canoni e sfruttamento dei giacimenti di porfido e ha promesso che coinvolgerà tutti i presidenti sul regolamento in discussione.
Il presidente ha poi ricordato l’appello rivolto a tutti i presidenti delle Asuc pinetane per curare gli interessi delle frazioni e non i propri, ma ha anche detto che «la tensione è così alta sul territorio che è necessario ripartire dal dialogo, mettendo intorno a un tavolo tutte le parti».

«Ma ci si può fidare dei bari», ha chiesto Walter Ferrari del Clp? La risposta l’hanno data gli esponenti di M5S, che stanno collaborando col Coordinamento su vari temi: no. Non ci si può fidare dei Comuni - ha detto Fraccaro - che in questi anni hanno favorito gli imprenditori; non della Provincia che ha fatto sì che le concessioni rimanessero in mano sempre agli stessi e che poi ha favorito deroghe ed eccezioni ai danni dei lavoratori; non del Parlamento né della Commissione europea, caduti dalle nuvole quando il Movimento ha sollevato i temi delle infiltrazioni ‘ndranghetiste nel porfido trentino e della durata delle concessioni.
E a testimoniare che tutto, già anni fa, faceva pensare che si sarebbe arrivati alle lettere minatorie è stato il professor Pietro Nervi, responsabile del Centro di documentazione sugli usi civici dell’Università di Trento: «Non si può lasciare senza controllo un settore come quello estrattivo né si può andare a trattare politicamente in modo singolo: la voce delle Asuc dev’essere unica, perché là dove c’è la divisione, c’è la fortuna di un altro».

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