Spiegare la Brexit con le foto La sfida di Elisa D'Ippolito

di Luigi Oss Papot

Mercoledì è stata formalmente consegnata al parlamento europeo di Bruxelles la lettera del governo del Regno Unito che formalizza, a tutti gli effetti, la Brexit. E ora tutti, dagli analisti ai governi, sono a chiedersi «cosa avverrà dopo la Brexit?»: c'è una persona però, Elisa D'Ippolito, ora a Berlino ma nella sua infanzia cresciuta a Pergine, che si è chiesta invece «cosa avviene durante la Brexit?», e lo ha fatto girando il Regno Unito da nord a sud, dal 12 al 26 giugno 2016, scattando foto. 

Elisa infatti, nata nel 1984, fin da bambina ha avuto la passione per la fotografia. «Ho cominciato a fotografare da bambina con una macchina fotografica usa e getta - dice di sé - e da allora non ho più smesso. Dopo la scuola superiore mi sono trasferita a Roma dove ho studiato all'Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata specializzandomi in fotografia narrativa e stampa». Nel 2011 il trasferimento a Londra, ed il primo impatto con la capitale inglese, dove Elisa ha lavorato per un anno come assistente della fotografa britannica Leonie Hampton; nel 2012 un altro trasferimento a Bruxelles, dove ha lavorato come fotografa free-lance, ed infine, dall'ottobre scorso, Elisa vive a Berlino.
Una passione ereditaria la sua (anche uno dei suoi nonni era fotografo), che però l'hanno portata, soprattutto durante il periodo di studi, ad intraprendere la strada della fotografia come mezzo per mettere in atto veri e propri processi narrativi. «La fotografia professionale è caratterizzata oggi da una profonda precarietà - racconta Elisa - e sceglierla come lavoro implica inevitabili compromessi e sacrifici: senza l'aiuto della mia famiglia e della mia compagna che mi sostengono e supportano in questa avventura non potrei mai fare quello che faccio».

È stato però grazie a questa sua particolare capacità che è nato il progetto «Brexit: from North to South»: «È stata un'esperienza dominata da emozioni molto forti - racconta Elisa - e questo fin dalla prima fase di progettazione; la realizzazione del progetto è stata poi possibile grazie a una campagna di crowdfunding di grande successo». Anche perché il suo viaggio non è stata proprio una vacanza: tre settimane toccando Edimburgo e Glasgow, in Scozia, la contea di Cumbria, la Lake District, Liverpool, parte delle zone post-industriali del Black Country, la costa est e, naturalmente, Londra. «Ho sempre viaggiato con mezzi pubblici e cercato di parlare con il più alto numero di persone possibili - dice Elisa - è stato un lavoro di ricerca interessantissimo e molto formativo, anche se devo dire, a tratti, un po' demoralizzante: ho avuto la possibilità di assistere di persona alla velocità con cui la demagogia e la cattiva informazione possano attecchire laddove impera frustrazione, malcontento e disagio psico-storico; alla violenza con cui la rabbia possa uccidere la ragione, e alla disarmante facilità con cui slogan razzisti e false promesse possano usurpare lo spazio, che nell'ambito di un dibattito tanto delicato quale quello sul senso e il significato di un' unione sovranazionale, dovrebbe essere dedicato a una riflessione politica e filosofica ben più articolata e profonda».

È molto diretta Elisa, dopo aver toccato con mano ed aver penetrato il tessuto di una nazione che ha fatto una scelta storica, forse senza ben sapere come sarebbero poi andate le cose: «Per quanto mi riguarda - continua Elisa - il 23 di giugno nel Regno Unito non ha vinto la democrazia, ma una svilente e quanto mai mortificante semplificazione e riduzione della stessa». Una ragazza di 32 anni che è riuscita a trovare la sua strada, a far diventare la sua passione un lavoro, è un successo che non tutti riescono a raggiungere: anche la prestigiosa rivista «Internazionale», qualche settimana fa, ha scelto le sue foto per il servizio principale dedicato proprio alla Brexit.
Oggi Elisa vive e lavora a Berlino, gira l'Europa, è una ragazza «senza confini»: «Personalmente - conclude - guardo agli attuali movimenti populisti e nazionalisti che in questo periodo storico caratterizzano la scena politica Europea, per non dire mondiale, con molto timore. Credo non dovremmo assolutamente concederci il rischio di dimenticare che l'Europa Unita è nata da un sogno di pace e integrazione».

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