Rurale Alta Valsugana, domani la parola ai soci

Assemblee in contemporanea per la fusione tra 4 Casse

di Giorgia Cardini

Si avvicina l’ora «x» per la fusione tra le Casse rurali Pergine, Pinetana Fornace e Seregnano, Caldonazzo e Levico Terme. Gli oltre diecimila soci delle quattro banche di credito cooperativo sono infatti chiamati a partecipare domani alle quattro assemblee straordinarie, per dare il via libera (o affossare) il progetto approvato in gennaio dai consigli di amministrazione delle «loro» casse.

Tutte le assemblee si svolgeranno praticamente in contemporanea, dalle 15, a parte quella di Levico che inizierà alle 14 con l’approvazione del bilancio ordinario, per proseguire dalle 15.30 con la parte straordinaria.
Al contrario, le altre tre assemblee esamineranno i conti del 2015 solo dalle 16.30, dopo avere affrontato il passo epocale che, come dice il direttore della Cassa rurale di Caldonazzo, Renzo Ciola «chiuderà un capitolo di un libro, per aprirne un altro, ma dello stesso libro, che si richiama comunque alla cooperazione». Con tutto ciò che questo comporta: rapporti interpersonali da mantenere, soci e clienti da curare come persone di famiglia, servizi e professionalità dagarantire.

Ma, voltando pagina, le quattro casse sperano anche di girarla rispetto a una situazione economico finanziaria provata da una crisi che ormai pare permanente, dai salvataggi di banche extra e intra sistema e dalle nuove regole che hanno costretto tutti gli istituti a fare pulizia nei propri conti, operando rettifiche pesantissime che le hanno portate a chiudere quindi con un «rosso» complessivo notevole, pari a 39,675 milioni.
Un passivo riconducibile per 17,345 milioni a Pergine, per 7,703 milioni alla Cassa rurale Pinetana e per i residui 15 milioni alle altre due casse, i cui vertici però si sono riservati di comunicare i dati conclusivi solo domani, ai propri soci.
Una cautela spiegabile col fatto che i conti sono sicuramente peggiorati: se da Caldonazzo, che nel 2014 aveva chiuso con 3,46 milioni di passivo, arriva la conferma che il 2015 è stato più pesante a causa di rettifiche maggiori, anche per Levico, che aveva archiviato l’anno precedente ancora in leggero utile (180mila euro), si prefigura una perdita.
«Abbiamo fatto i compiti a casa - spiega sempre Renzo Ciola - anche per ripartire con un nuovo slancio, un parco crediti pulito e non pensare solo alle sofferenze e ai deterioramenti».

Insomma, la situazione nel 2016 dovrebbe essere migliore e se la data di avvio della nuova Cassa rurale Alta Valsugana è il 1° luglio, a questa sono aggiornate le proiezioni che parlano di una raccolta complessiva a 1,650 miliardi, di impieghi lordi per 1,150, di impieghi deteriorati lordi per 341 milioni, accantonamenti prudenziali per 163 milioni e 270 milioni di garanzie immobiliari svalutate. Ma il patrimonio sarà di 170 milioni, con un eccedenza patrimoniale di 80 milioni e un coefficiente di solvibilità (Cet1) superiore al 17%. Dati che parlano di una nuova cassa più solida e meno esposta ai venti contrari. Un concetto che nel corso delle assemblee pre fusione, in cui è stato spiegato il progetto ai soci, sembra essere pian piano passato.

Spiega Carlo Rossi, direttore della Pinetana Fornace e Seregnano: «Noi abbiamo fatto quattro riunioni, sempre molto affollate, da cui sono emersi interesse e condivisione sulle motivazioni che ci hanno portati a dire sì a questa unione. Siamo stati sempre molto chiari e ora nei soci c’è la consapevolezza necessaria. Non temiamo stop».
E lo stesso è a Caldonazzo: «A parte la prima assemblea, dove i mal di pancia sono emersi - conferma il direttore Ciola - le altre assemblee e incontri sono stati positivi. È stato un percorso di acquisizione di consapevolezza, non ci sono “comitati del no” e dunque siamo tranquillli». Stessa tranquillità che regna a Pergine, dove il direttore Paolo Carazzai dice: «Siamo sicuri che sia maturata la giusta consapevolezza e che tutti abbiano compreso le motivazioni alla base di questo passo».

I DATI DI BILANCIO RESI NOTI

A parte la Cassa rurale di Levico Terme, tutte le altre coinvolte nel progetto di fusione hanno anticipato i principali dati di bilancio 2015. Eccoli.
A Pergine il bilancio è stato chiuso con una perdita netta di 17.345.312 euro (era di 8,26 milioni nel 2014), dopo rettifiche per 66,68 milioni euro su crediti deteriorati. E se la raccolta totale ammonta a 803,138 milioni (-0,47%) di cui 559,684 di diretta, gli impieghi arretrano a 459,340 milioni (-5,13%). Alla luce dei risultati, il patrimonio cala a 87,068 milioni con un eccedenza patrimoniale di 57 milioni. Il Cet1 finale è del 19,48%.

Per la Cassa rurale Pinetana Fornace e Seregnano, gravata da un passivo di 7,7 milioni rispetto al leggerissimo attivo del 2014 (98mila euro) a causa di rettifiche di crediti deteriorati per 17,5 milioni, la raccolta complessiva è stata di 407,3 milioni (era 425 milioni) con 347,3 milioni di diretta. Calati anche gli impieghi, da 299 milioni del 2014 a 264,23 milioni, il patrimonio netto è sceso a 36,279 milioni a causa delle perdite portate a riserva. L’indice di solidità finale (il Cet1) è del 13,40% sopra la soglia minima del 10.50%.

Indice molto più alto a Caldonazzo che, nonostante la perdita per ora imprecisata, chiude con un Cet1 molto elevato e pari al 21,36%. Qui i dati resi noti dalla dirigenza riguardano la raccolta totale, pari a 308 milioni (228 di diretta) e in crescita del 4,03% sul 2014; gli impieghi scendono invece a 182 milioni rispetto ai 203 dell’anno prima e il patrimonio a 40 milioni contro gli oltre 52 del 2014. Conti che non hanno impedito alla Cassa di erogare 263 mila euro ad associazioni ed enti, confermando il sostegno sociale al territorio.

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