Nuovo Statuto, primo referendum confermativo

di Giorgia Cardini

La nuova formulazione dell’articolo 22, numero 8, dello Statuto comunale è da ieri al centro della prima richiesta di indizione del nuovo referendum confermativo previsto dallo stesso Statuto all’art. 49 bis per le modifiche alla carta «che non derivino da adeguamenti imposti dalla legge».

I referenti del Comitato promotore del referendum sono gli ex consiglieri del Pd Matteo Savastano e Luciano Eccher, i primi firmatari gli altri due esponenti democratici Giovanni Gobber e Libera Gabriele, l’ex candidato sindaco e consigliere del Patt Stefano Tomaselli, i due Verdi Luciano Olzer e Maria Concetta Lociuro Nicola. Nessun rappresentante dell’Upt, unico partito di opposizione ad aver votato a favore del nuovo Statuto, per ora appare nella lista.

L’oggetto del referendum è dunque l’art. 22 numero 8 dello Statuto. Ante modifica, votata il 3 marzo scorso in consiglio comunale con l’opposizione di Pd e Patt, il punto recitava: «I regolamenti comunali, il Piano regolatore generale, il bilancio di previsione, il conto consuntivo e le relative modifiche, l’istituzione delle consulte permanenti, sono approvati con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati», ossia eletti. Ora, invece, per approvare Prg, bilancio, conto consuntivo e istituire consulte basta la maggioranza dei consiglieri presenti.

La nuova previsione chiaramente depotenzia la possibilità dell’opposizione di fermare l’iter di un Prg in caso di incompatibilità (come accaduto l’anno scorso per le varianti proposte dalla maggioranza guidata da Roberto Oss Emer) o condizionare il contenuto di un bilancio di previsione. Nella richiesta di referendum si dice infatti che, «delle modifiche apportate, solo alcune sono necessarie mentre altre, prive di qualsiasi motivazione che ne giustifichi l’adozione, alterano il rapporto di equilibrio interno agli organi istituzionali e in particolare spogliano il consiglio comunale di importanti funzioni di controllo e di indirizzo. La previsione di maggioranze più ampie nasce dall’esigenza di garantire, nel rispetto del vivere democratico, un’ampia partecipazione (dei rappresentanti di maggioranza e di minoranza) alle scelte che interessano l’intero territorio».

Dunque, si chiede che siano i cittadini di Pergine a convalidare l’articolo in questione: ma siccome non è necessario alcun quorum per la validità della votazione, paradossalmente basterebbero tre votanti per decidere se confermare o affossare l'articolo 22, sempre che il referendum sia dichiarato ammissibile entro i prossimi 30 giorni da una commissione composta dal segretario comunale, da un legale e dal difensore civico.

Ma, quorum zero a parte, i proponenti hanno comunque davanti un compito difficile: se la richiesta di referendum sarà dichiarata ammissibile, dovrà infatti essere sottoscritta entro i successivi 90 giorni da almeno il 7% degli elettori iscritti nelle liste elettorali. Tradotto in numeri assoluti, servono circa 1.200 firme.
Da parte sua, il sindaco Roberto Oss Emer commenta: «Trovo abbastanza singolare che esponenti del Patt e del Pd propongano un referendum per abolire un articolo dello Statuto che è presente nella maggior parte o in tutti gli statuti dei comuni governati dal centrosinistra. Insomma, siccome qui sono in minoranza, non gli va bene».
Replica Tomaselli: «Non c’è nessuna strumentalizzazione, ma siccome qui siamo opposizione dobbiamo tutelare il nostro ruolo».

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