«Villa Rosa, è mancata la regìa politica»

di Giorgia Cardini

Troppi padri, nessun padre e qualche riguardo di troppo verso case di cura private. Per questo l’ospedale Villa Rosa di Pergine non è stato finito e viaggia col freno a mano tirato.
È quanto, in sostanza, dice Renzo Anderle, sindaco di Pergine dal 1995 al 2008 e alter ego - nella storia della «grande incompiuta» - dell’attuale primo cittadino Roberto Oss Emer: se questo, da titolare della Inco srl, seguì tutte le fasi della costruzione e ora si preoccupa che l’ospedale riabilitativo non venga snaturato, Anderle dal Municipio seguì l’ideazione e progettazione del Villa Rosa da parte della Provincia.

Dottor Anderle, paghiamo le conseguenze di un progetto troppo ambizioso anche per i bilanci provinciali degli anni Ottanta-Novanta?
Quando si crede nei progetti, e bisogna crederci prima di tutto a livello politico per portarli avanti, le eccellenze possono nascere anche a livello periferico. Qui invece ci sono stati tre assessori alla Sanità - Mario Magnani, Remo Andreolli e Ugo Rossi - sotto il cui mandato non è mai stato partorito un documento ufficiale di quella che doveva essere la destinazione precisa dell’ospedale, già in costruzione. Tutti sono venuti a vedere, anche il presidente Lorenzo Dellai dopo mille insistenze, ma nessuno ha mai detto cosa sarebbe stato di tutti gli spazi previsti.
Insomma, fin dall’inizio è mancata un’idea chiara.
È mancata una visione complessiva. Colpa probabilmente anche del troppo tempo trascorso tra progettazione e apertura. Parliamo di un disegno che risale, nella sua prima stesura, al 1988, di una iniziativa che richiedeva l’entusiasmo da parte di chi l’ha concepita e di chi doveva portarla avanti. Ma quando bisogna portare quasi di forza gli assessori a visitare il cantiere del Villa Rosa, è evidente che non ci credono, nessuna la sente come una sua creatura. Ma se fosse diventata una vera eccellenza, le assicuro che avrebbe avuto tanti padri.

Quante cose non sono state realizzate, di quelle che almeno a parole erano state prefigurate?
Quello che non è stato fatto per niente è stata la scuola di formazione dei terapisti della riabilitazione,  un’idea lasciata cadere nel vuoto senza motivazioni particolari. Probabilmente, per non scontentare nessuno, si è scelto di dare un po’ a tutti: ad Ala una parte di specializzazioni, a Rovereto un’altra...
Salvo che ora la scuola di professioni mediche è stata accentrata a Trento.
E questo mi pare ancora più grave, perché allora si poteva benissimo mettere tutto a Pergine, in collegamento con una Università come Verona o con un’altra.
Poi, cosa manca ancora?
L’altro settore che poteva attirare utenti era un forte potenziamento della terapia occupazionale, che punta a reintrodurre nel mondo del lavoro chi ha subito gravi menomazioni. Era stato fatto un progettino con l’Itea: qualcosa ora c’è, ma minimale. Ma, soprattutto, questo ospedale doveva diventare un centro di eccellenza per la riabilitazione, con un potenziamento del reparto e dei numeri, per attirare utenti da fuori provincia. Ora i numeri invece sono limitati, 54 posti letto sono pochi. Chi sceglie di andarsi a curare in una struttura piccola? Di fronte a certe patologie, si cerca il grande centro di eccellenza nazionale.

Proprio questo è il problema: perché il Villa Rosa non è diventato quel centro di eccellenza nazionale e forse anche europeo che avrebbe dovuto essere?
Ho l’impressione che non si volessero tagliare posti letto e funzioni attive nelle case di cura private accreditate.
L’Eremo e il San Pancrazio e di Arco, insomma, come abbiamo scritto nei giorni scorsi. Ma ora si può fare ancora qualcosa?
Luca Zeni, che tra l’altro sul Villa Rosa fece interrogazioni in passato, deve farsi politicamente carico del problema: penso che destinando un dirigente per due-tre anni alla definizione di un progetto che contemporaneamente venga attuato (basta parole...), si potrebbe valorizzare l’ospedale.

Anderle, certo che questa incompiuta per lei è un’amarezza.
Ne ho più di una amarezza... Anche vedere il vecchio Villa Rosa in quello stato: possibile che si faccia impazzire chi vuol aprire una finestra in centro storico e poi si lasci andare in rovina un bene pubblico tutelato?

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