Villa Rosa, migliaia di euro solo per riparare i danni

di Giorgia Cardini

Solo per ripristinare gli impianti elettrici, sostituire porte e vetri sfondati e rinnovare gli intonaci ci vorrebbero decine di migliaia di euro. Soldi pubblici, che potevano essere risparmiati se due anni fa l’ospedale Villa Rosa - al momento del trasferimento di pazienti e degenti nel nuovo nosocomio di via Spolverine - fosse stato adeguatamente protetto anche da un semplice impianto di videosorveglianza. 

E invece ora bisognerà correre ai ripari: come denunciato più volte dalla stampa locale e ora anche dai medici che vi hanno lavorato per anni l’ex nosocomio, lasciato due anni fa in condizioni di piena efficienza, è ormai in rovina. È stato il dottor Paolo Bortolotti, responsabile del Laboratorio di Neurofisiologia Clinica del nuovo ospedale, a scrivere il 3 agosto scorso agli assessori provinciali e agli amministratori di Comune e Comunità, dopo un sopralluogo compiuto coi colleghi, senza avere alcuna risposta. Le risposte (soddisfacenti?) arrivano oggi.

«Vergognoso che l’ex Villa Rosa resti in queste condizioni - ripete il sindaco di Pergine Roberto Oss Emer, che già si era espresso pubblicamente in questo modo quando l’Adige aveva sollevato il problema, nel novembre scorso -: il giorno prima del trasloco avrebbero dovuto installare un paio di telecamere e organizzare un servizio di ronda e ora la struttura sarebbe ancora utilizzabile. Invece, è devastata». Roba da Corte dei Conti? «Sì». Oss Emer, nel cui programma rientra anche un aggiornamento del protocollo d’intesa con la Provincia (rimasto nei cassetti) sul riutilizzo di alcune aree e strutture pubbliche di Pergine, tra cui l’ex Cederna e gli ex Artigianelli, si domanda «perché la Provincia non pensi a un bando sulla falsariga di quello fatto per la Whirlpool e altri siti industriali, magari per una destinazione ricettiva o sanitaria privata».

Il problema però è che l’ex Villa Rosa è in un limbo: la struttura è ancora di proprietà dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari e le pratiche per il suo trasferimento alla Provincia vanno a rilento. Lo conferma l’assessore provinciale alle Infrastrutture e Ambiente (con delega anche al patrimonio) Mauro Gilmozzi: «Hanno ragione tutti: bisognava agire prima, ma la struttura non era e non è ancora in mani nostre. L’iter per trasferire la proprietà è in corso e contiamo di portarlo a termine entro alcune settimane. Nel frattempo è già in progettazione una recinzione vera e un servizio di videosorveglianza». Meglio tardi che mai, ma intanto si è sprecato denaro pubblico. «È vero, è una situazione critica e brutta da vedere, con un edificio ormai saccheggiato. Ma finché non si riesce a trovare una destinazione diversa, non possiamo fare altro che pigliare tutto in carico e fare tempestivamente gli interventi di messa in sicurezza».

Quanto all’idea di un bando simil-Whirlpool lanciata da Oss Emer, l’assessore provinciale replica: «È un’area che non si può valorizzare come sanitaria, altrimenti non l’avremmo lasciata. È problematico darle una destinazione pubblica e per ogni altra decisione dev’essere chiara la destinazione urbanistica e a chiarirla dev’essere proprio il sindaco di Pergine. Insieme poi bisogna riprendere in mano quel protocollo scritto alcuni anni fa e modificarlo anche alla luce dei cambiamenti pesanti intervenuti sul mercato immobiliare. Quello che possiamo sicuramente fare noi è mettere in campo la nostra società, Patrimonio del Trentino, perché si attivi a cercare chi voglia trasformare e riutilizzare l’ex ospedale».

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