I medici denunciano: ex Villa Rosa a rischio

di Giorgia Cardini

Il vecchio ospedale Villa Rosa potrebbe andare in cenere in pochi minuti, dato che qualcuno vi organizza feste a lume di candela sui pavimenti in legno e che gli idranti sono ormai inservibili. È l'allarme forte lanciato da un gruppo di medici che hanno effettuato un sopralluogo nella pregevole villa Novecentesca, a distanza di due anni dal suo svuotamento e dal trasferimento di degenti e medici nella nuova struttura di via Spolverine. 

Ma l'allarme per ora è rimasto inascoltato, come spiega il dottor Paolo Bortolotti , responsabile del Laboratorio di Neurofisiologia Clinica del Villa Rosa, che già l'anno scorso aveva lanciato un appello per salvare lo storico ospedale: «Con un gruppo di colleghi siamo andati a verificare la situazione e siamo rimasti allibiti. La villa è stata svuotata ed è a rischio di incendio. Ho scritto a chi potrebbe e dovrebbe porre rimedio, ma non ho avuto risposta. Siamo indignati di fronte a questo comportamento, che ormai è molto più che incuria!».

Il 3 agosto scorso, dopo l'ispezione, Bortolotti ha infatti inviato una e-mail corredata di foto al presidente della Provincia Ugo Rossi , all'assessore alla Salute Luca Zeni , all'assessore alle Infrastrutture e Ambiente Mauro Gilmozzi , al sindaco di Pergine Roberto Oss Emer e al presidente della Comunità Alta Valsugana Pierino Caresia , chiedendo interventi. Eloquenti le immagini mandate ai politici provinciali e locali: in una, un cartello scritto a penna annuncia un «festone» il 20 luglio nel sito, raccomandando di «essere numerosi» e di portare «tanto da bere»; altre foto mostrano i rifiuti e i mozziconi di candela lasciati a terra da chi ha banchettato dentro la villa e gli intonaci caduti da mura e soffitti. Immagini di degrado ancora peggiore di quello trovato dall' Adige nel novembre dell'anno scorso. Le denunce pubbliche, insomma, non sono servite a nulla, nonostante si parli di patrimonio pubblico, ossia di un bene dei cittadini.

Bortolotti, nella sua lettera, ricorda così che «al momento del trasferimento l'ospedale era perfettamente funzionale e in regola con le normative sanitarie per il ricovero di persone; già dopo alcuni mesi sono iniziati i furti di rame che hanno portato alla distruzione completa degli impianti, da poco rinnovati, e poiché nessuno ha preso provvedimenti significativi, i furti sono aumentati associati a vandalismi e distruzione di ciò che rimaneva; attualmente la zona è recintata, ma la recinzione è facilmente superabile, la villa ha le porte aperte e spalancate, molti vetri anche delle finestre della parte storica (la villa è del 1912) sono frantumati e il pavimento originale di rovere massiccio è esposto alle intemperie; all' ultimo piano della parte vecchia ci sono segni di "feste" in cui vengono accesi lumini e candele, inoltre qualcuno ha tentato di dare fuoco ad una foto appesa sul muro; in tale situazione il rischio di incendio è notevole e, poiché non vi è acqua (hanno rubato anche le saracinesche degli idranti), in pochi minuti la villa è destinata a bruciare completamente prima che i vigili del fuoco possano intervenire (tra il resto vi è un cancello chiuso sulla strada di accesso)».

«Già avevo evidenziato il problema del degrado - prosegue la lettera -, problema ancora più acuto in un periodo di crisi, in cui un ospedale perfettamente funzionante e attrezzato con soldi pubblici (di tutti noi) è stato abbandonato colpevolmente da chi doveva preservarlo (incuria): ora con il pericolo di un incendio si rischia di perdere totalmente uno dei pochi edifici pubblici di arte eclettica del primo Novecento e un pezzo importante della storia perginese e del Trentino. Mi auguro di cuore che ciò non succeda e che qualcuno di voi si dia da fare prima che sia troppo tardi».
Qualcuno di loro si darà da fare?

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