Rurale di Pergine, 8 milioni di rosso

di Francesco Terreri

La Cassa Rurale di Pergine, come molte altre banche e Rurali, ha dovuto fare una consistente pulizia del bilancio 2014 svalutando i crediti deteriorati. Nel bilancio 2013 aveva operato rettifiche per 9,5 milioni di euro. Quest’anno le svalutazioni sono quasi triplicate a 25,2 milioni. I conti quindi vanno in rosso per 8 milioni 262 mila euro, una delle perdite più alte tra le Casse rurali trentine. La Cassa di Pergine, tuttavia, ha un patrimonio solido per assorbire la botta: con 114 milioni di capitale e riserve, che dopo la perdita scenderanno a 106, è la terza Rurale più capitalizzata del Trentino.

[[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"231966","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","style":"float: right;","width":"180"}}]]Il bilancio 2014 è stato messo a disposizione dei 3.300 soci in vista dell’assemblea in calendario sabato 11 aprile alle 15.30 nella palestra del Curie. Che sarebbe stato un bilancio difficile lo aveva già anticipato il presidente Franco Senesi presentando i dati semestrali. In questi ultimi mesi, tuttavia, il pressing della Banca d’Italia verso banche e Casse rurali per spesare una parte dei crediti in sofferenza e «ripulire» i bilanci si è intensificato. Da qui le perdite cumulate delle Rurali, arrivate a superare i 30 milioni.

I prestiti alla clientela della Rurale di Pergine sono in calo: 439,3 milioni nel 2014, quasi il 10% in meno dei 486,3 milioni del 2013. Pesa soprattutto la crisi del settore edilizio dopo il boom degli anni precedenti.
Viceversa, la Cassa ha investito molte delle risorse ottenute alle aste della Banca Centrale Europea in titoli di Stato: le attività finanziarie hanno fatto un balzo da 250 a oltre 426 milioni. Questa operazione, come vedremo, ha consentito di attenuare le perdite nel conto economico.

La raccolta di risparmio invece cresce. I depositi e conti correnti di soci e clienti della Rurale salgono da 322 a 351,8 milioni (+9%). Le obbligazioni emesse dalla banca aumentano di quasi l’11% a 209,8 milioni. La raccolta diretta supera quindi i 560 milioni. Il patrimonio netto partiva da 114 milioni ma ora dovrà assorbire la perdita d’esercizio.
Il conto economico riflette le dinamiche di raccolta e impieghi. Il margine di interesse, cioè la differenza tra interessi incassati e interessi pagati, scende da 13,1 a 11,4 milioni, soprattutto per la diminuzione degli interessi attivi sui crediti. Le commissioni nette superano i 4 milioni. Ma i ricavi più importanti vengono dalla negoziazione dei titoli di Stato: 8,4 milioni invece dei 4 dell’anno precedente. Questo apporto consente di limitare i danni dei 25 milioni di svalutazioni a solo, si fa per dire, 8,3 milioni di perdita netta.

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