Il lutto / L’addio

«Paolo, ora comincia il canto senza fine»: tantissima gente al funerale di Paolo Zucal

Martedì scorso ha perso la vita a 61 anni precipitando dal sentiero del Lec, che da Tuenno porta in Val di Tovel. La comunità si è stretta alla moglie Federica, ai figli Giacomo e Mario, ai fratelli Carlo, Remo, Anna e Lorenzo, ai cognati, ai nipoti e ai tutti i suoi familiari

TRAGEDIA Morto un escusionista di 62 anni

di Fabrizio Brida

CLES. L'affetto di una comunità intera, l'abbraccio della gente, quella che l'ha conosciuto e lo ha apprezzato come collega, insegnante, amico, compaesano. Una marea di persone ieri pomeriggio ha salutato per l'ultima volta Paolo Zucal, che martedì scorso ha perso la vita a 61 anni precipitando dal sentiero del Lec, che da Tuenno porta in Val di Tovel.

È volato via mentre stava camminando in montagna, una delle cose che lo appassionavano di più. In tantissimi - molti rimasti in piedi - hanno riempito la chiesa parrocchiale di Cles per stringersi intorno a lui e a chi gli vuole bene. E per cercare di alleviare, anche solo per un istante, il dolore della moglie Federica, dei figli Giacomo e Mario, dei fratelli Carlo, Remo, Anna e Lorenzo, dei cognati, dei nipoti e di tutti i suoi familiari.

C'erano i colleghi di una volta e gli ex alunni, che lo hanno ringraziato per gli insegnamenti ricevuti e gli attimi vissuti insieme all'Istituto Pilati di Cles. C'erano gli amici di sempre, con cui condivideva la passione per lo sport, trasmessa anche ai figli. Adorava passeggiare lungo i sentieri di montagna, Paolo. Ma gli piaceva anche sciare, giocare a tennis, a golf o semplicemente alle carte, per stare in compagnia e fare quattro chiacchiere.Sul feretro in legno chiaro una bella immagine sui monti, a due passi dalla vetta. Domina il colore azzurro: quello della sua maglietta, delle sue scarpe. Quello del cielo.

«Dio è in grado di stare accanto a chi è caduto - sono state le parole del parroco don Renzo Zeni durante la cerimonia funebre - e di risollevare, di stare vicino a chi soffre. Paolo vive ancora, solo vive altrove. Lasciamo che Cristo ci prenda per mano e ci renda capaci di dar vita a relazioni belle e positive come le sue negli affetti, nella scuola e nel lavoro».

Il sacerdote ha poi ricordato come ognuno di noi abbia tanti pensieri dentro di sé, e come, in questo «inverno che sa di primavera», siano tante le occasioni di uscire per ritrovare la libertà e vivere l'amore per il creato.

«Per Paolo incomincia ora il canto senza fine - ha aggiunto don Renzo - sarà per sempre nella delicatezza dell'abbraccio del Signore, nella luce eterna del suo giardino». All'esterno della chiesa, un'ultima carezza prima di lasciarlo andare su, sempre più in alto, oltre le nuvole. Una carezza intrisa d'emozione e di gratitudine. Rimarrà nel cuore il ricordo di una persona scrupolosa, onesta, di poche parole ma sempre presente, sempre pronta ad aiutare e a tendere la mano nel caso ce ne fosse bisogno. Così come rimarranno gli insegnamenti trasmessi e l'esempio di un uomo che amava lo sport, amava la sua famiglia. Amava la montagna, e la vista dalla cima.

comments powered by Disqus