Sanità / Il lutto

Addio all'ex primario Franco Nicolodi: per 23 anni ha diretto ginecologia a Cles

Tantissime le attestazioni di affetti. Addolorato il presidente dell'Ordine dei medici trentini Marco Ioppi: “Abbiamo condiviso gli anni più intensa della nostra vita professionale“

TRENTO. Chi l'ha conosciuto ha per lui solo parole di grande stima e riconoscenza. Bravo e apprezzato ginecologo, ma in generale un uomo buono, un amico fidato, nonché un padre, marito e nonno premuroso e attento. É morto all'età di 72 anni, Franco Nicolodi, ginecologo, per 23 anni primario del reparto di ostetricia e ginecologia all'ospedale di Cles e per 38 dipendenti dell'Azienda sanitaria.

Era andato in pensione nell'ottobre del 2015 ed era stato un punto di riferimento importante per migliaia di donne che negli anni avevano potuto apprezzare le sue doti professionali ma anche umane. Da tempo Nicolodi, che viveva a Cles insieme alla moglie Bianca, pittrice, combatteva contro alcune patologie importanti che lo avevano colpito negli ultimi anni. Purtroppo negli ultimi giorni è subentrata un'infezione che lo ha portato prima ad essere ricoverato all'ospedale di Cles e poi in terapia intensiva a Trento.

«Abbiamo condiviso gli anni più intensa della nostra vita professionale - lo ricorda l'amico nonché collega Marco Ioppi, presidente dell'Ordine dei medici trentini - Siamo arrivati insieme al S. Chiara quando l'ostetricia muoveva i primi passi. Eravamo in pochi. Il primario era il professor Morandi e poi c'erano il dottor Franceschini, il dottor Coltro, il dottor Carbonari, io e Nicolodi. Eravamo appena laureati e stavamo ancora frequentando la scuola di specializzazione. All'epoca, al S. Chiara, ci si occupava praticamente solamente di parti. Nascevano 4-5 mila bambini all'anno e tutte le patologie ginecologiche non venivano ancora trattate. Eravamo giovani e avevamo tanto entusiasmo. Lui era originario di Cavareno, ma abitava a Trento, in via Stoppani, nel quartiere di Cristo Re. Poi nel 1992 era diventato primario a Cles e aveva coronato un po' il suo sogno che era quello di portare la sua competenza nella valle alla quale era molto legato, arricchita da tanta umanità e bontà».
Il dottor Nicolodi, infatti, faceva parte di quella categoria di medici capaci di far sentire le persone a loro agio, in grado di prendersi cura delle pazienti e di mettersi nei loro panni per cercare di dare le risposte migliori. «Avevamo creato un gruppo bellissimo, una specie di famiglia - ricorda Ioppi - tanto che negli anni abbiamo continuato tutti a sentirci e vederci. Si lavorava in stretta collaborazione anche con i pediatri e i neonatologi tanto che eravamo riusciti ad avere la più bassa mortalità neonatale d'Italia e non solo. Questo era frutto del lavoro di ognuno e della rete, di cui Nicolodi faceva parte, che si era riusciti a creare. Anche quando io sono andato ad Arco e lui era a Cles abbiamo continuato a collaborare. Io andavo da lui, lui veniva da me e ci si aiutava reciprocamente. Ora mancherà a tutti noi».Chi ha incrociato sul suo cammino Franco Nicolodi, vuoi per ragioni professionali che private, non ha di lui che buoni ricordi. Lo dimostrano le tante attestazioni di stime postate ieri sul suo profilo Facebook.

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