Nei musei "trasmettono" 100 radio Una collezione eccezionale

di Guido Smadelli

Le sale dei musei di Ronzone si arricchiscono di una nuova sala espositiva, dedicata alla radio, grazie alla donazione compiuta da Mario Larcher, appassionato del genere, noto imprenditore del settore trasporto (azienda di viaggi, gite, servizi) che ha deciso di regalare al Comune un centinaio dei suoi apparecchi.

Non è però casuale che in paese ci sia una cultura della radiofonia: qui nacque infatti, nel 1906, Arturo Recla, ingegnere, uno dei tecnici che proseguirono l’impegno di Guglielmo Marconi nel campo, apportando contributi determinanti all’evoluzione di quel mezzo di comunicazione, che determinò un cambio epocale nel Ventesimo secolo.

Ad Arturo Recla, cui a Ronzone è intitolata una via, fu dedicata una mostra sulla radiofonia nel luglio del 1986, a due anni dalla scomparsa; Arturo si era infatti dedicato all’elettronica fin dalla nascita della disciplina, e fu assunto come ingegnere progettista dalla «Allocchio Bacchini & C», per poi fondare Abc Radiocostruzioni, e tornare alla Allocchio Bacchini nel dopoguerra; autore di numerose pubblicazioni scientifiche fu anche insegnante all’Istituto radiotecnico Aurelio Beltrami, fucina di tecnici di qualità, tra i quali il suo allievo Franco Soresini, autore del saggio «Arturo Recla, pioniere della radio e della televisione».

A distanza di oltre 30 anni la figura di Recla riemerge, grazie alla donazione di Mario Larcher: «I nostri musei, che già vantano esposizioni sull’agricoltura del passato, sulla tipica casa nonesa, sul calzolaio, sulla scuola del passato, sullo sport con particolare riferimento a Vladimir Pacl, pionere dell’orientamento che qui ha operato, si arricchiscono di una nuova pagina - ha affermato il sindaco Stefano Endrizzi nel momento inaugurale -. Una opportunità per cui dobbiamo ringraziare Mario Larcher, che ci consente di conservare una memoria che grazie a Recla ha rilevanza locale. Non è comunque la sola persona che in quest’occasione dobbiamo ringraziare - ha continuato il sindaco - Abbiamo avuto la collaborazione di Luigi Covi, collezionista ed esperto, che ha garantito un importante contributo storico. Ringraziamenti che vanno estesi all’assessore competente Loretta Abram, alla Pro loco guidata da Giorgia Bertoldi che gestisce i musei, ad Alessandra Borzaga che ne garantisce costantemente la cura».

Presente anche l’assessore alla cultura della Comunità di valle, Fabrizio Borzaga: «Una mostra particolare, che garantisce la conservazione della memoria, e che all’interno dell’offerta locale riveste una notevole importanza culturale».

Prima del taglio del nastro, microfono anche al donatore Mario Larcher: «Avevo allestito un museo a Fondo, nella mia azienda: lo scorso anno abbiamo avuto oltre 3.600 visitatori, ma non ce la facevamo. Ho quindi deciso di donare le radio al Comune di Ronzone, dove ho trovato sensibilità e disponibilità».

A Larcher sono state consegnate le forbici per il taglio del nastro inaugurale: per ora nella Sala Radio ci sono un centinaio di pezzi, dagli inizi del ’900 ai giorni nostri, e non a caso è stato ad uno di quegli strumenti antichi precursori dell’hi-fi, dove alla radio si abbinata una piastra giradischi (16, 33, 45 e 78 giri) che è stata affidata la colonna sonora di giornata. «Questo è solo un inizio - annuncia Larcher -. In casa ho altre decine di pezzi, ne donerò altri, sapendo che qui saranno ben conservati e valorizzati».

Tra i molti esposti spicca una «radio fascista», di cui il governo quasi cent’anni fa dotò scuole e altri istituti per la massima diffusione del messaggio che il regime diffondeva. Sempre per parlare di radio, la Val di Non vanta un altro particolare: nel 1905 sui Pradiei, a Romeno e dintorni, Francesco Giuseppe organizzò delle grandi manovre dell’esercito austroungarico, in occasione delle quali fece la sua comparsa proprio la radio, per la prima volta utilizzata in campo bellico. Se c’è quindi un luogo dove un museo della radio può essere di casa, è qui.

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