Malosco può lasciare l'Unione dei Comuni

di Andrea Bergamo

«Il Comune di Malosco, in considerazione del processo di fusione con i Comuni di Fondo e Castelfondo, potrà uscire dall’Unione dei Comuni dell’Alta Anaunia».
È quanto si legge - a sorpresa - nella delibera approvata a maggioranza dalla giunta dell’ente intermedio, al termine di una trattativa lunga due mesi che ha coinvolto anche l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss.

«Senza questo accordo, Malosco sarebbe stato legato all’Unione fino al 2020» riferisce il presidente dell’ente intermedio Luca Fattor, che parla del lavoro di mediazione portato avanti tra l’Alta Anaunia e Trento: «Non è possibile lavorare con chi proprio non ne vuol sapere di rimanere» osserva. Il documento è stato approvato con quattro voti favorevoli (Cavareno, Malosco, Romeno e Ronzone), mentre Sarnonico ha espresso la propria contrarietà.
Il motivo è comprensibile: «Non siamo contrari all’uscita di Malosco dall’Unione, anzi. Riteniamo tuttavia che quanto sta accadendo stia a significare che l’Unione può essere rivista e che anche il nostro Comune possa andare per la propria strada» commenta la sindaca Emanuela Abram, che peraltro evidenzia di non essere stata coinvolta nell’operazione.
Lo fa con parole che non lasciano dubbi: «Non solo non ero a conoscenza dell’accordo, ma non sono stata nemmeno informata dell’ordine del giorno dell’incontro nel quale è stata approvata la delibera, dove sono stata sostituita dal mio vice Carlo Zambonin» aggiunge Abram, secondo cui «vengono ora meno le finalità che avevano portato alla nascita dell’Unione, costituita per la fusione dei 5 Comuni aderenti».

Sull’uscita di Malosco dall’Unione dovranno esprimersi i consigli comunali delle municipalità aderenti. Affinché la revisione dello statuto sia valida, sarà necessario che tutti i cinque consessi si esprimano favorevolmente con maggioranza qualificata: e c’è da scommettere che Sarnonico farà di tutto per lasciare a sua volta l’ente.
«Vedremo cosa succede - sospira Fattor -. Di certo non è possibile prevedere questa nuova uscita da un giorno all’altro. Un accordo va trovato con l’assessore agli enti locali, ma voglio precisare che le condizioni di Malosco e Sarnonico sono completamente diverse». Il motivo? Dopo il referendum che ha dato il via libera al percorso di fusione, Malosco è esentato dalla gestione associata dei servizi, mentre per Sarnonico permane questo obbligo di legge.

«Qualcuno ci dipinge come dei «cattivi», ma anche stavolta abbiamo dimostrato la nostra apertura al dialogo» conclude Fattor. La replica di Abram arriva a stretto giro di posta: «Sulla base della disponibilità manifestata dal presidente Fattor, anche noi seguiremo la stessa trafila. Anzi, ci siamo già attivati per farlo».
Secondo quanto riportato nell’accordo, il recesso di Malosco potrebbe scattare già il prossimo primo luglio, o comunque non oltre la fine del 2017. «Le condizioni giuridiche ed economiche saranno così definite: l’importo dovuto all’Unione dei Comuni da parte di Malosco sarà rapportato all’effettivo periodo di adesione nell’anno di recesso» si legge nella delibera, con la quale «Viene sin d’ora assicurato il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali».
Ultima parte, altrettanto interessante, la fine delle ostilità sul nome «Alta val di Non». Dice la delibera: «il nome Alta Val di Non - Alta Anaunia contraddistingue un’area geografica molto ampia che, partendo dal Comune di Romeno ed abbracciando tutta l’area di Amblar-Don e Ruffrè Mendola, giunge sino ai paesi nonesi altoatesini di Senale-San Felice, Lauregno e Proves; l’utilizzo di tale denominazione da parte sia dell’Unione dei Comuni che del nuovo Comune che nascerà dalla fusione di Castelfondo, Fondo e Malosco rappresenta una scelta non opportuna, che in qualche modo limita il diritto di tutti i residenti nell’area vasta innanzi descritta a riconoscersi in tale nome; ferme restando le azioni giudiziarie attivate da alcuni Comuni per tutelare questo diritto, che potranno eventualmente essere riconsiderate, risulta oltre modo importante ritrovarsi intorno al valore comune rappresentato dalla denominazione “Alta Val di Non - Alta Anaunia”, per favorire la ripresa del dialogo».

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