Brez, le mele di scarto aiutano poveri e terremotati

di Guido Smadelli

 
Tutto è iniziato quando don Emilio Paternoster è approdato a Brez, in veste di parroco, dopo 32 anni trascorsi in missione, in Brasile, ed un breve periodo come parroco di Fornace. Lui alle «sue» comunità brasiliane rimane legato; per loro voleva continuare a fare qualcosa. Così, in occasione di qualche passeggiata, aveva notato degli alberi di pero, carichi di frutti, che nessuno più raccoglieva. 
Un tempo le pere costituivano una parte del reddito del mondo contadino, ma dopo l’avvento della melicoltura monocolturale delle pere non si curava più nessuno. Così il parroco, con l’aiuto di alcuni volontari, raccoglieva le pere dimenticate, le vendeva, e con il ricavato sovvenzionava progetti per migliorare la vita dei giovani brasiliani un tempo suoi parrocchiani - o più probabilmente lo erano stati i loro genitori. 
 
[[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"1518421","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"99","style":"float: right;","width":"99"}}]]La cosa è andata avanti a lungo, ma i peri dimenticati erano sempre meno numerosi. Al loro posto venivano piantati meli; assieme ai peri sparivano tratti di bosco, per l’inarrestabile espansione della melicoltura. Don Emilio non si dà per vinto, e sposta la sua «raccolta solidale» su un altro frutto. Ogni agricoltore, durante la raccolta, produce golden, stark, canada, fuji, gala, evelina e quant’altro, con interi cassoni di mele «di scarto». Mica son diverse da quelle «titolari»: hanno semplicemente un po’ di ruggine, o di ticchiolatura, o sono un po’ piccole, ma la qualità è la stessa. Così decide di spostarsi dalle pere abbandonate alle mele «di scarto» chiedendo agli agricoltori di conferirle in parte, anziché al magazzino frutta, a lui. In accordo con le cooperative agricole della Terza Sponda e della Sabac, beninteso, che danno il loro benestare.
 
Così don Emilio raccoglie quintali di mele di scarto e le vende. Nel 2015 l’iniziativa frutta 32 mila euro, destinati alla ricostruzione di una scuola in Nepal, a Kirtipur. Il Paese asiatico il 25 aprile 2015 è stato devastato da un sisma: danni ingentissimi, oltre 10 mila morti… In quella scuola, che sarà ampliata, saranno accolti anche 30 ragazzini rimasti orfani. 
Quest’anno la raccolta di «scarti» è ancora maggiore: la loro vendita frutta 50 mila euro, somma destinata ai terremotati nostrani, quelli del Centro Italia, dove sicuramente non manca la necessità di risorse per la ricostruzione. 
Ieri la serata di presentazione - a consuntivo - del progetto nepalese, presenti l’alpinista Fausto De Stefani che si è tempestivamente mosso per aiutare la popolazione del Paese asiatico, anche a ricordo degli alpinisti trentini che sulle pendici dell’Himalaya hanno perso la vita in quell’occasione, ed Alessandro Tamanini, che ha presentato il filmato «Nepal… un Paese in ginocchio». 
 
Tutto dovuto a un «parroco di campagna», che ha saputo trovare risorse ingenti con un po’ di inventiva. Nato a Tregiovo, frazione di Revò, nel 1934, don Emilio Paternoster è stato ordinato sacerdote nel 1960; otto anni più tardi sposa le terre di missione, approdando in Brasile, dove opera fino al 2000, nelle favelas di San Paolo, costruendo chiese, scuole dell’infanzia, centri di ritrovo. Ad 82 anni (compiuti in agosto), ora «solo» collaboratore nell’Unità pastorale della divina misericordia, don Emilio prosegue il suo impegno per i meno fortunati. Di qualsiasi terra. A lui è stato recentemente dedicato un libro, che narra la sua vita movimentata, a servizio della comunità. Con capacità anche di commerciante: quelle «mele di scarto» le ha vendute a prezzo ben superiore alla cifra che i contadini ricevono per il conferimento di mele «di prima»…

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