Trecento voci, un solo coro accompagnato da "Bepi" De Marzi

Una serata in cui le luci della cittadina sono state spente, quella di lunedì. Cles è stata avvolta in un’atmosfera intima che ha accolto l’undicesima edizione di «Cori e corali», rassegna di dieci formazioni che si sono esibite in alcuni tra i suoi angoli più suggestivi. 
 
I vari gruppi vocali si sono radunati in corso Dante, quindi una breve sfilata ha preceduto la loro esibizione. Camminando per le strade di Cles, i numerosi spettatori hanno potuto ascoltare brani di diversi generi: il repertorio spaziava infatti dai canti popolari e di montagna ai brani liturgici; i più piccoli hanno potuto assistere ad uno spettacolo che sembrava preparato apposta per loro: è stata raccontata una fiaba, animata dalle voci bianche del coro Emmanuel (diretto da Paola Marches), le quali hanno intonato melodie di film che hanno animato l’infanzia di molti. Narrazione, musica e non solo: la fiaba è stata intervallata da coreografie ballate dalle ragazze del «Kino centro danza».
Piazza Cesare Battisti ha accolto «Stella del cornet», gruppo diretto da Luigi Forti che ha interpretato brani di origine popolare trentina e di montagna, ma anche pezzi che hanno segnato la storia canora della coralità ed altri che si avvalgono di armonizzazioni più recenti.
 
Lo stesso genere è stato proposto anche dal «Tre cime» diretto da Gabriele Baldo, dal «Sette larici» diretto da Massimiliano Cova, dal «Presanella» diretto da Massimo Caola ed infine dal «Brenta», diretto da Leone Pellegrini. Presso il Palazzo Assessorile ha cantato il «Santa Lucia», gruppo di genere liturgico e polifonico guidato da Fausto Cecchi. Infine, hanno partecipato alla rassegna «Corale M. Assunta», gruppo diretto da Mauro Dalpiaz, «Voci nel vento», coro diretto da Federia Mattedi ed infine «Coralità Clesiana» gruppo diretto da Tullio Lorenzoni che si è esibito presso il giardino del Bar Cles. 
 
Giunta la fine della manifestazione, gli oltre trecento coristi si sono radunati nella piazza davanti a Palazzo Assessorile, definita «il nostro salotto buono» dal sindaco Ruggero Mucchi, ed hanno formato un unico coro, accompagnato da Bepi De Marzi al pianoforte. Sono state intonate alcune canzoni, dalle note vivaci dell’Inno al Trentino a quelle malinconiche e sofferenti de «I bambini del mare». L’ultimo brano, quello scritto da De Marzi con il maestro Scimone, «Trasparenze su Signore delle cime». 
 
Pezzi di intensa poeticità, cantati con trasporto ed emozione, con quell’intimità che Bepi aveva predicato poche ore prima, durante il pomeriggio, nel momento in cui gli è stata ufficializzata la consegna della cittadinanza onoraria. Consegna avvenuta nel corso della serata insieme alla  Tavola Clesiana, una lastra di bronzo attraverso la quale nel lontano 46 d.c. l’imperatore Tiberio Claudio ha concesso la cittadinanza agli Anauni, per far capire al Maestro che è, come afferma Massimiliano Debiasi, presidente dell’associazione Coralità Clesiana, «uno di noi». 
 
«È inutile che durante un concerto la presentazione di una canzone duri di più del brano stesso. Lo trovo una presa in giro, tutto ciò che si vuole comunicare è intrinseco nel pezzo, non servono parole per descriverlo». Niente presentazioni, niente giri di parole, «solo» trecento persone che cantavano insieme, gruppi composti da bambini, adolescenti, uomini e donne racchiusi in una piazza ad intonare le note. «Voi stasera avete realizzato ciò che ho raccomandato questo pomeriggio: la concordia e la speranza», ha commentato De Marzi, concludendo la giornata.

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